Roma - Interno Palazzo Grazioli: Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e Gianni Letta si ritrovano per pranzo all’indomani della «stangata» da oltre 45 miliardi di euro. A immaginarlo non dev’essere un’occasione particolarmente allegra, visto che è difficile non fare il punto sui provvedimenti approvati dal governo e anche sulla conferenza stampa tenuta solo un’ora prima dal titolare dell’Economia insieme a Maurizio Sacconi, Roberto Calderoli e Paolo Bonaiuti. Senza considerare che Berlusconi e Tremonti sono ai ferri corti ormai da settimane, al punto che nei giorni scorsi - almeno in privato - il premier non escludeva dopo il via libera alla manovra di chiedergli un passo indietro. Questioni e tensioni non da poco, dunque. Anche se, almeno stando a sentire il Cavaliere, la colazione sarebbe stata non solo cordiale ma perfino divertente con il ministro dell’Economia - spiega ai giornalisti sotto Palazzo Grazioli lasciando Roma con destinazione Porto Rotondo - che «ha pescato nel suo vasto repertorio di aneddoti» e «ha allietato me e Letta nel finale di pranzo». Sarà. Anche se immaginare Berlusconi e Letta che si sganasciano dal ridere alle battute di Tremonti dopo l’ultima settimana passata ad azzuffarsi da mattina a sera non è la cosa più facile del mondo. Il premier, in verità, derubrica gli scontri di questi giorni a semplici «contrapposizioni di vedute» e assicura che con Giulio arriverà fino alla fine della legislatura (smentendo, dunque, le ricostruzioni dei giornali che ieri raccontavano di un ministro dell’Economia ormai in uscita). Insomma, «si è discusso». E anche «con gli altri ministri». Ma alla fine, insiste Berlusconi, è «venuta fuori la capacità del gruppo e ne emerge l’immagine di un governo solido, che tiene, che è capace di lavorare e di rispondere con tempestività alle emergenze».
Un Cavaliere, insomma, che fa il possibile per trasmettere l’immagine di quella coesione e concordia più volte invocata da Giorgio Napolitano. E che, polo blu e golfino sulle spalle, insiste molto nel descrivere il governo come più «unito» che mai. D’altra parte, fa solo il suo lavoro il premier. E sarebbe davvero strano se dovesse mettersi a raccontare tensioni e frizioni degli ultimi giorni. Che ci sono e rischiano di esplodere nelle prossime settimane visto che il via libera del Consiglio dei ministri alla manovra è arrivato anche con la promessa di rimettere mano al testo in Parlamento. E dunque colpisce un po’ che quello che inizialmente era un gruppetto di quattro deputati (Guido Crosetto, Giorgio Stracquadanio, Isabella Bertolini e Lucio Malan) si sia ieri allargato a nove con l’arrivo tra gli altri di Antonio Martino, Giuseppe Moles e Deborah Bergamini. Tutti fortemente critici sulla manovra tanto da annunciare con un comunicato congiunto la presentazione di «significativi emendamenti». Per Tremonti dunque, al netto del pranzo e degli eventuali aneddoti, si preannuncia un iter parlamentare dei provvedimenti piuttosto accidentato e faticoso anche perché la pattuglia dei critici pare vada gonfiandosi di ora in ora e già conti quasi una ventina di deputati (tutti o quasi di area ex Forza Italia). Intanto ieri sera Napolitano ha firmato il decreto: «È un momento delicato, ora serve un confronto responsabile».
Sul fronte internazionale, invece, molti - dice Berlusconi - sono stati gli elogi arrivati alla manovra. Il presidente del Consiglio racconta delle telefonate già avute con il Cancelliere tedesco Angela Merkel e con il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, oltre ad elencare quelle in programma con il presidente francese Nicolas Sarkozy e il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Poi saluta e via verso Villa Certosa per un po’ di svago. E di relax, visto che la fatica questi giorni s’è fatta sentire. Non tanto per le lunghe giornate di incontri, vertici e trattative né per gli scontri con Tremonti. Quel che davvero ha colpito il Cavaliere è stato dover varare una manovra «lacrime e sangue», proprio lui che da anni punta tutto sulla promessa di abbassare le tasse. Alla fine s’è dovuto convincere e, seppure a malincuore, è andato avanti mettendoci persino la faccia. Più di Tremonti e forse anche con l’obiettivo di mettere all’angolo il ministro dell’Economia. Qualche maligno, per esempio, notava come ieri il premier si sia fermato per la prima volta dopo molti mesi a chiacchierare con i giornalisti sotto Palazzo Grazioli.
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