Roma - L'oggetto del contendere è lo scranno più alto di Montecitorio. Che, secondo i berlusconiani, Fini occupa ormai "abusivamente". "I finiani - dice Berlusconi in un audiomessaggio ai Promotori della Libertà - hanno risposto 'Nessun presidente della Camera ha dato mai le dimissioni'. E anche qui non hanno detto il vero. Nel luglio del 1969, verificatosi una situazione di divisione analoga nel Psi con la sinistra socialista, il presidente Pertini, che era un grand’uomo e che aveva aderito alla sinistra, ritenne doveroso dimettersi e mandò a tutti una lettera con questa dichiarazione: 'Correttezza vuole ch’io metta a vostra disposizione il mandato da voi affidatomi'. Spero che Pertini possa insegnare a qualcuno il modo in cui ci si debba comportare".
Fini è illiberale "Fini e quei deputati che l’hanno seguito, hanno dimostrato di essere lontanissimi dalla nostra cultura liberale. Nello stesso tempo, con il pretesto del diritto di critica, un diritto scontato nel nostro movimento perché davvero non c’è altra compagine in cui sia più libera la discussione e la proposta, hanno cercato di riportare in vita i metodi peggiori della Prima Repubblica, dalla divisione in correnti fino alla mediazione continua che paralizza tutto, e hanno iniettato nel nostro movimento il virus della disgregazione". E' durissima anche la replica del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un messaggio ai promotori della libertà.
Avanti più sereni "Grazie a questa scelta sofferta ma necessaria, siamo nelle condizioni di governare più sereni e nella chiarezza. Abbiamo davanti tre anni nei quali, superate le emergenze e accantonate le polemiche inutili, ci dedicheremo con determinazione alle riforme. Abbiamo i numeri per andare avanti, così come abbiamo ben chiaro il programma da completare e, grazie a questa scelta sofferta ma necessaria, siamo nelle condizioni di governare più sereni e nella chiarezza".
La sponda ai nemici "Per due anni , mentre il governo affrontava con successo sfide difficilissime, prima fra tutte la crisi economica più grave dal 1929, riuscendo a tutelare le famiglie e le imprese e a portare l’Italia fuori dalle difficoltà meglio di tutti gli altri paesi europei, altri all’interno della nostra formazione politica remavano contro - prosegue Berlusconi -. È accaduto infatti che alcuni eletti dal Popolo della Libertà, sempre sostenuti purtroppo dall’onorevole Fini hanno lavorato in modo sistematico per svuotare, rallentare, bloccare il nostro lavoro. Peggio, hanno offerto una sponda ai nostri nemici: all’opposizione, ai settori politicizzati della magistratura, a certa stampa, ai peggiori giustizialisti, accreditando in questo modo un’immagine falsa e diffamatoria del Popolo della Libertà".
Faccia a faccia con la Lega Dopo aver presieduto il Consiglio dei ministri Berlusconi ha incontrato a Palazzo Chigi i vertici della Lega. Il premier ha parlato con Umberto Bossi e Roberto Calderoli. All'uscita Bossi ha escluso l’ipotesi di elezioni anticipate e lo fa con il suo tradizionale modo diretto di esprimersi: quando i giornalisti in Transatlantico gli chiedono se la rottura tra Berlusconi e Fini possa portare al voto anticipate il leader della Lega mostra il dito medio. Quindi sul divorzio tra i due cofondatori del Pdl Bossi dice: "Speriamo che tutti e due usino il cervello e il cuore".
Il governo non è a rischio Il leader del Carroccio ha approfittato di una pausa dei lavori della Camera per radunare al gruppo i suoi fedelissimi, con cui ha Berlusconi e Fini. Che, secondo lo stato maggiore della Lega, non metterebbe comunque a rischio la tenuta del governo. All’incontro, che si è svolto negli uffici del gruppo della Lega, erano presenti il ministro alla Semplificazione, Roberto Calderoli, i capigruppo di Camera e Senato, Marco Reguzzoni e Federico Bricolo, la vice presidente a Palazzo Madama Rosi Mauro, e il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. Nel corso della riunione, il Senatur avrebbe rassicurato i suoi consiglieri sulla tenuta del governo, così come gli avrebbe garantito, secondo quanto si apprende, il premier Berlusconi nell’incontro avuto al termine del Consiglio dei ministri.
Maroni: "Avanti a vista" "Sono convinto che nonostante le tensioni nel Pdl, il governo mantiene la sua maggioranza e la capacità di condurre a termine la legislatura" dice il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. "Sarà una navigazione più a vista di quanto fatto finora - ammette - ma i numeri più stretti renderanno più facile il lavoro, perché aumenterà la consapevolezza che bisogna essere sempre presenti e attenti". E in proposito il ministro ha ricordato che nonostante la "larghissima maggioranza", in questi due anni spesso il governo è andato sotto.
Il governo non cambia Nuovo gruppo in parlamento, ma nessuna volontà di mettere in discussione la stabilità dell’esecutivo. Né c’è l’intenzione almeno al momento da parte del premier, spiegano le stesse fonti, di avocare a sè le deleghe ora in mano a esponenti vicini al presidente della Camera. Rassicurazione e garanzia che lo stesso premier ha dato oggi a margine del Cdm ad Andrea Ronchi: "Gli amici di Fini al governo lavorano bene, non ho dubbi sulla loro lealtà e non ho ragione di modificare la squadra di governo. Quindi si prosegue così". Del resto, già ieri sera in conferenza stampa dopo l’ufficio di presidenza, Berlusconi aveva risposto ai giornalisti dicendo che non aveva nessun problema a proseguire la collaborazione con i ministri finiani. La parola d’ordine dei finiani al governo è "massima lealtà".
Esclusa qualsiasi ipotesi di "fuoriuscita dall’esecutivo". Nel governo Berlusconi siedono diversi esponenti finiani, tra cui Ronchi, Paquale Viespoli, Adolfo Urso, Andrea Augello, Roberto Menia e Antonio Buonfiglio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.