da Roma
«Non parliamo di fase due». Che il presidente del Consiglio Romano Prodi non apprezzi questo termine è cosa nota. Il fatto è che la prima bocciatura esplicita della svolta sia arrivata subito dopo lennesimo appello di Piero Fassino affinché si avvii un secondo tempo del governo in direzione riformista, è invece un fatto di rilevanza politica. In altre parole ieri è venuta a galla la divergenza di strategie tra il capo del governo e i segretari dei primi due partiti della maggioranza. Che ieri hanno cercato ridimensionare lo scontro, senza rinunciare alla richiesta di una nuova stagione per lesecutivo. «Io e il premier diciamo le stesse cose», ha assicurato il segretario Ds. «Non la vogliamo chiamare fase due? Chiamiamola pure Topolino, ma è chiaro che ora serve unaccelerazione», ha concesso Francesco Rutelli.
Eppure le parole di Prodi lasciano poco spazio a cambiamenti di qualsiasi tipo. «Questa è una tappa - ha detto in unintervista televisiva scandendo le parole - qui cè una strategia sufficiente per guarire, qui cè un cammino che deve essere proseguito. Non si può governare ondeggiando, cambiando posizione, accontentando tutti». Rispetto allassemblea della Cna, questa volta il presidente del consiglio non ha fatto autocritiche. E ha preso spunto dalla situazione dei conti pubblici per difendere loperato del governo, a partire dalla finanziaria. «O dicevamo bugie tutti sulla situazione del Paese, dall'Unione europea allOcse, al governo allopposizione, descrivendo una spesa pubblica andata fuori controllo, oppure qui veramente siamo nella situazione in cui il malato non vuol prendere la medicina».
E per ridimensionare la portata del malcontento creato delle prime decisioni del governo ha preso in prestito un parallelo utilizzato dal ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani, quello con la finanziaria del 1996. Suscitò proteste e cali nei sondaggi, ma non fece cedere il governo. Se però il «cambiare passo» di Fassino significa esclusivamente accelerare le cose già in cantiere Prodi si dice daccordo. «Per ora ho fatto allenamenti e ci siamo irrobustiti le gambe e ci siamo messi in condizioni di correre. Se Fassino vuole dire qualcosa daltro, e non credo, ci troveremo in disaccordo».
Fassino ha cercato di smentire lattrito con il premier. «Nella sostanza con Prodi non cè una diversità di valutazione: posso capire che lui voglia sottolineare lassoluta continuità dellazione di governo, io parlo come segretario di un partito che ha al governo nove ministri, 4 viceministri, 24 sottosegretari, ogni mia parola è un contributo al sostegno dell'esecutivo».
Ma nel sottolineare che i suoi sforzi servono «a rendere più efficace il rapporto con l'opinione pubblica», Fassino non ha nascosto la portata delle «manifestazioni di disagio, dissensi e proteste che devono portare non a cambiare politica ma ad uno scatto, un cambio di passo, unaccelerazione». Che, secondo il segretario Ds, deve comunque servire a fare le riforme.
Così come il leader della Margherita Francesco Rutelli. Che in linea di principio dà ragione al presidente del Consiglio quando richiama «alla coerenza» e indica «l'indirizzo di fondo della manovra economica che darà buoni frutti». Ma la posizione del ministro della Cultura non cambia rispetto a quando ha dettato lagenda della nuova fase, a partire da un programma di liberalizzazioni. Anche se non si chiamerà fase due «è chiaro che ora dobbiamo imboccare una strada di una fortissima azione di energia rivolta al Paese per spiegare le cose buone fatte». Insomma, una volta approvata la Finanziaria, «si conclude la prima fase del governo, che io giudico positiva». Poi inizia la seconda «che non è incoerente con la prima». Quello che è stato fatto «non si butta via», ma «si prosegue e lo si migliora». Insomma, una linea diversa rispetto a quella di Prodi che chiede allItalia di aspettare per vedere i risultati.
Le novità secondo il leader della Margherita dovranno iniziare dalleconomia. Anche perché in ballo ci sono altri temi sensibili sui quali nemmeno lasse riformista Rutelli-Fassino può reggere.
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