PRENDI QUESTA CASA, ZINGARO

Innanzittutto, il retroscena. Nei giorni scorsi abbiamo criticato pesantemente Sandro Biasotti perchè parlava di un tema demagogico come le poltrone Frau della Regione, occupandosi di questioni da mobiliere, anzichè fare politica, anzichè parlare della decisione del Comune di dare soldi ai nomadi per accettare (sic) le case popolari che molti italiani aspettano da anni.
Biasotti - che a differenza di alcuni suoi colleghi legge i giornali e sa ammettere gli errori (ne fa spesso) - ha subito rimediato. Lo ringraziamo. Anche perchè pensiamo che questo dei nomadi debba essere veramente un punto centrale della prossima campagna elettorale.
Provo a spiegarmi. Non credo che nessuno dei redattori del Giornale di Genova e della Liguria voglia fare il sindaco di Genova. Sinceramente, se qualcuno si candidasse, mi dispiacerebbe. Non perchè non sarebbero buoni sindaci, anzi. Avrebbero tutte le caratteristiche giuste: sono più belli di Mario Margini, più sopportati dall’establishment diessino di Marta Vincenzi, le donne hanno meno baffi di Claudio Montaldo, sono più snelli di Massimiliano Costa e più giovani di Stefano Zara...
E poi sono dei rompiballe - scusate il termine tecnico un po’ troppo politichese - con il botto: quando si mettono in testa una cosa, non c’è verso di fermarli. Prendono per sfinimento il povero interlocutore e, alla fine, riescono a far pubblicare quello che sta loro a cuore. Dato che il povero interlocutore generalmente sono io, posso testimoniare che, novantanove volte su cento, hanno ragione ad insistere e i loro sforzi ci aiutano ogni giorno a fare un Giornale migliore. Che premiate, in edicola, sempre di più.
Tutta questa premessa, per dire che non voglio liberarmi di nessuno di loro, nonostante la perniciosità che si portano insita. Eppure, da un discorso che hanno fatto in redazione l’altro giorno, penso che loro (o chi la pensa come loro) siano i candidati ideali del centrodestra alla carica di primo cittadino di Genova. In particolare, mi hanno stupito positivamente la fermezza, la lucidità e la serietà dell’analisi di Paola Setti. Perchè vedete, la Setti con tutte le sue migliaia di difetti, tutto è fuorchè becera o estremista. Anzi, a volte, la prendiamo di mira, come la pecora rossa della nostra redazione.
Eppure - dopo che il Comune ha tirato fuori 500 euro a famiglia per dare ai nomadi sgomberati da via dei Pescatori una casa popolare, scavalcando ogni graduatoria - persino una moderata come Paola è sbottata. Insieme a tutto il resto della nostra redazione genovese: «Ma è uno scandalo! Se io fossi il candidato sindaco del centrodestra, farei la campagna elettorale tutta centrata su questa decisione!».
Ecco, non so se passeremo la prossima primavera a urlare «Pistacchi for president», «Repetti, non Repetto» o «Più Setti per tutti». Ma, certo, chiunque sia il futuro candidato sindaco dei moderati - con o senza simboli di partito (io penso che sia meglio senza) - dovrà partire proprio da questa scandalosa decisione. Perchè è un tema sentitissimo, ma soprattutto è un tema facilmente spiegabile: c’è un’ingiustizia e alcuni cittadini vengono privilegiati rispetto a tutti gli altri. Senza che abbiano compiuto niente di notevole per meritarsi questo privilegio. Anzi.
Soprattutto, la scelta del Comune - aggravata dallo sfregio dei 500 euro di premio prelevati addirittura dalla dotazione del sindaco - va a colpire le fasce più deboli. Gli abitanti di quelle zone, che votano tradizionalmente a sinistra, dovrebbero rifletterci. Se poi vorranno continuare a farlo, liberissimi. Però, stavolta, il mugugno non sarebbe più libero. Insomma, penso che il centrodestra abbia la possibilità di sfondare anche in mondi che non sono tradizionalmente i suoi. E di lasciare al centrosinistra solo il mondo dei salotti e delle ville chic, nei cui giardini certo i nomadi non ce li mettono.


Le idee di questo Giornale sono chiare, ora aspettiamo quelle del centrodestra. Se qualcuno la pensa come noi, lo appoggeremo convinti. Purchè si faccia sentire. Non è il momento di tacere. E invece, in troppi fra gli inquilini della Casa, tacciono sulle case ai nomadi.

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