Capolinea per la «banda dei sette». Il gruppo di rapinatori, sei italiani e un argentino, che negli ultimi mesi ha messo a segno alcune delle rapine più efferate ai danni di banche della capitale, è stato arrestato in flagranza di reato, venerdì scorso, dagli agenti della polizia di Stato. Si tratta di vecchi professionisti della rapina, tutti over 50 e ben conosciuti alle cronache giudiziarie. Come in un vecchio film, i banditi entravano in azione travestiti, quasi sempre da portalettere con tanto di cappelli, giacche e borse delle Poste italiane, riuscendo a portare via ricchi bottini. I sette arrestati sono: Enzo DAlto, 56 anni, detto «Limoncino», sorvegliato speciale (con libertà di uscire solo di giorno) e appassionato di auto di lusso. Stefano Neroni, 47 anni, è lo specialista delle spaccate e dei furti con lespediente dello yogurt versato sulla giacca mentre Augusto Giuseppucci, 53 anni, è il fratello di Franco, detto «Er Negro», uno dei fondatori della Banda della Magliana. Alfonso DAlessio, 51 anni, alias «Chicco», ex grande amico di Mariano Castellani, «Er Bavosetto», ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia dopo una rapina nella zona della Stazione Termini; Adalberto Giuliani, 52 anni, detto «Bucaciov»; Giorgio Ermeti, «Er Finestrella». Infine, Raul Esteban Calderon da Buenos Aires, quello «con più futuro davanti», ammettono gli investigatori, atletico, cattivo, determinato.
Le giornate della banda seguivano sempre lo stesso copione: sveglia mattutina, colazione, sopralluoghi accurati sugli obiettivi prescelti, lunghi appostamenti, maniacale attenzione per i travestimenti. Alla fine proprio la fedeltà allo stesso modus operandi ha in qualche modo tradito i malviventi, visto che gli agenti diretti da Andrea di Giannantonio, erano da quattro mesi sulle loro tracce. Per i sette rapinatori i reati contestati sono: tentata rapina aggravata, ricettazione (una delle auto e la moto sequestrate risultano rubate) e detenzione abusiva di armi. Ma, avvertono gli inquirenti, la loro posizione potrebbe aggravarsi: bisogna infatti capire se sono responsabili di altre rapine. «Noi riteniamo che possano esserlo di almeno 10 perché compiute tutte con le stesse modalità», spiega il capo della squadra mobile, Vittorio Rizzi. «Tutti i testimoni ci hanno parlato di rapinatori estremamente determinati, rapidi ed efficienti, anche se non giovani, che dopo aver immobilizzato e disarmato la guardia giurata di turno si facevano consegnare i soldi dagli impiegati minacciandoli con la pistola o con dei taglierini».
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