Presto in arrivo gas per l’Italia dal Kurdistan iracheno

Irbil (Irak) Gas iracheno per l’Italia. Attraverso la Turchia. Il premier del governo regionale del Kurdistan iracheno, Nechirvan Barzani, ha detto che si può fare: «Ne abbiamo tanto, sappiamo che ne avete bisogno. Potremmo diventare i vostri principali fornitori». È un’ipotesi, ma non troppo. Ci sono già studi di fattibilità per un gasdotto e presto potrebbero cominciare i lavori. La notizia è stata data nel corso degli incontri che il sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, ha avuto con i vertici iracheni, prima a Bagdad e poi, ieri, a Irbil. «Oggi – ha aggiunto Barzani – abbiamo buoni rapporti con Ankara. Il nuovo gasdotto non è un problema. Le tensioni sono state appianate. Loro devono contrastare gli uomini armati del Pkk (il partito dei lavoratori curdo, ndr), hanno bombardato con raid aerei obiettivi in territorio curdo-iracheno. Ma anche noi combattiamo il terrorismo».
In poche parole: il tacito compromesso è il prezzo da pagare per mantenere gli equilibri regionali e sarebbe folle inasprire i contenziosi in atto. È in corso, infatti, una nuova fase di cooperazione politica, economica e di sicurezza. E il gas, come il petrolio, si sa, è un affare per tutti. Barzani ha parlato anche di sicurezza: «Invidiamo i vostri carabinieri – ha aggiunto –. Qui in Irak sono stati fondamentali, noi vogliamo creare l’Arma dei carabinieri per la nostra regione e l’Italia può darci una mano». Il limite del mandato del sottosegretario non ha consentito di procedere oltre, ma presto dell’aspetto sicurezza se ne occuperanno i ministri degli Esteri e della Difesa.
Ieri, intanto, è stato firmato un accordo per la logistica con l’obiettivo di tagliare i costi del trasporto delle merci italiane in Medio Oriente con basi operative a La Spezia, Venezia, Gioia Tauro e centri intermodali a Verona e Parma. «Quest’intesa – ha detto Urso – agevolerà le nostre imprese soprattutto nell’export per lo stoccaggio di merci, per gli assemblaggi e packaging e, in prospettiva, anche per insediamenti produttivi italiani nell’area».
Urso e Barzani hanno poi aperto il dossier dei contratti già conclusi ma non ancora in esecuzione. L’Irak ha fretta, ad esempio, di avere gli otto impianti di perforazione di medio-alta potenza da parte della Drillmec (gruppo Trevi) per l’utilizzo nei campi petroliferi di Bassora. Le prime consegne sono previste a maggio. Nel settore degli idrocarburi, invece, Eni ed Edison sono tra le 35 imprese internazionali selezionate per lo sfruttamento di giacimenti. Ma c’è anche il capitolo trasporti. Il Consorzio Ciiti (Italferr, Trenitalia, Anas, Enac ed Enav) ha elaborato un master plan dei trasporti in tutto il Paese e il progetto del nuovo porto di Al Faw. Per quanto riguarda la Difesa sono in corso trattative con Fincantieri per corvette, pattugliatori e navi d’appoggio, mentre Finmeccanica dovrebbe fornire elicotteri Agusta, aerei Spartan e sistemi di controllo. Grande attenzione anche ai settori sanitario (in programma la costruzione di 15 ospedali), agricolo, agroalimentare, edilizia abitativa e grandi opere, industria chimica.


L’Italia insomma, come ha sottolineato Urso, è un partner privilegiato, soprattutto nella regione a Nord dell’Irak, dove il comparto economico costituisce il fiore all’occhiello dell’attuale governo. In Kurdistan, infatti, cresce la generazione dei cosiddetti «nuovi ricchi» sul modello russo, cinese e indiano.

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