Nel 1933, la Metro-Goldwin-Mayer si disse intenzionata a produrre un film tratto da un romanzo che parlava del genocidio turco degli armeni, ma quando la Turchia lo venne a sapere le pressioni sul dipartimento di Stato americano furono così forti che dovettero rinunciare. Nel 1980, negli Usa, fu promosso un museo sugli olocausti ma le autentiche minacce turche perché fosse escluso ogni riferimento agli armeni ottennero infine soddisfazione. Nel 1982, la Turchia fece analoghe pressioni per impedire un convegno a Tel Aviv dedicato alla Shoah ma che doveva affrontare anche la questione armena.
Nel 2000 il ministro dell'Istruzione israeliano disse che il genocidio degli armeni sarebbe stato inserito nei programmi scolastici: per rappresaglia, la Turchia non partecipò alla celebrazione per la nascita di Israele. Nel 2001 il Parlamento francese riconobbe il genocidio armeno e la Turchia in risposta le annullò due commesse militari da sette miliardi di dollari. Ad analogo riconoscimento statunitense del genocidio, Ankara minacciò di boicottare le basi Usa in Turchia e quindi la partenza dei caccia verso l'Irak.
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