nostro inviato a Sydney
I preti che si sono resi responsabili di abusi sessuali sui minori «devono essere portati davanti alla giustizia». Non fa sconti, Benedetto XVI, che ieri mattina, celebrando la messa nella cattedrale di Sydney con i vescovi australiani e i rappresentanti del clero e dei religiosi, ha parlato dei casi di pedofilia che coinvolgono sacerdoti, manifestando «dolore e sofferenza» per le vittime.
C’era attesa per le parole del pontefice, il cui arrivo era stato preceduto da un reportage della Tv Abc che accusava lo stesso arcivescovo della città, il cardinale George Pell, di aver coperto in passato casi di abuso. Accuse che il porporato ha smentito - il caso in questione, tra l’altro, riguardava un «abuso» commesso su un giovane di 28 anni, il quale, secondo il sacerdote che ha ammesso il rapporto, era consenziente - ma che hanno concentrato una grande attenzione mediatica sul tema. Sono 107 i preti e i religiosi condannati in Australia per casi di abusi su minori. Anche se ormai da tempo qui è stata applicata la «tolleranza zero», la linea che proprio Ratzinger, allora collaboratore di Papa Wojtyla, raccomandava agli episcopati.
Con le sue parole, Benedetto XVI è andato oltre ciò che aveva detto lo scorso aprile negli Stati Uniti, quando aveva riconosciuto come la risposta al fenomeno da parte delle gerarchie americane fosse stata «talvolta gestita in pessimo modo». Prendendo spunto dal fatto che si apprestava a consacrare il nuovo altare della cattedrale, ha detto: «Possa questa celebrazione essere un momento di ri-dedicazione e di rinnovamento dell’intera Chiesa in Australia! Desidero qui fare una pausa per riconoscere la vergogna che tutti abbiamo sentito a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti o religiosi in questa nazione». Quindi ha letto un passaggio inserito nelle ultime ore nel testo dell’omelia: «Sono profondamente dispiaciuto per il dolore e la sofferenza che le vittime hanno sopportato e assicuro loro che, come i loro pastori, anch’io condivido la loro sofferenza». «Questi misfatti che costituiscono un così grave tradimento della fiducia - ha continuato - devono essere condannati in modo inequivocabile. Essi hanno causato grande dolore e hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa. Chiedo a tutti voi di sostenere e assistere i vostri vescovi e di collaborare con loro per combattere questo male».
E se le vittime «devono ricevere compassione e cura», i «responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia», afferma il Papa, dichiarando per la prima volta pubblicamente che la giustizia deve fare il suo corso e che chi si è macchiato di questi gravi crimini non deve godere di alcuna impunità. «È una priorità urgente quella di promuovere un ambiente più sicuro e più sano - ha scandito ancora Benedetto XVI - specialmente per i giovani. In questi giorni, contrassegnati dalla celebrazione della Giornata mondiale della gioventù, siamo richiamati a riflettere su quale prezioso tesoro ci sia stato affidato nei nostri giovani, e quale grande parte della missione della Chiesa in questo Paese sia stata dedicata alla loro educazione e alla loro cura». Il Papa ha detto infine di volersi unire «nel pregare affinché questo tempo di purificazione porti con sé guarigione, riconciliazione e una fedeltà sempre più grande alle esigenze morali del Vangelo».
Il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha ribadito l’importanza delle parole papali, e ha sottolineato come «significativa» anche «l’aggiunta, nel discorso rivolto alla Chiesa australiana, che indica una precisa scelta di campo da parte di Papa Ratzinger, che ha voluto collocarsi dalla parte delle vittime, sottolineando personalmente la propria vicinanza».
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