Primarie sul programma, il Professore vuole scippare il «copyright» a Bertinotti

Il candidato premier: «Chiederemo agli elettori di pronunciarsi entro gennaio. Sull’election day Berlusconi deve aver cambiato idea»

Massimiliano Scafi

da Roma

E ora, primarie pure sul programma. Regione per regione, argomento per argomento, punto per punto: anche la linea politica del centrosinistra, annuncia Romano Prodi, verrà decisa dai cittadini. Democrazia di base, consultazioni popolari, un voto per ogni questione? La proposta è di Fausto Bertinotti, che punta a spostare «più a sinistra» l’asse della coalizione con tanti piccoli referendum su economia, lavoro, politica estera, scuola. Ma il Professore ci mette subito il cappello sopra. Si voterà «certamente», assicura, però le linee-guide saranno decise dal candidato premier, visto che da domenica le chiavi dell’alleanza ce l’ha lui.
«Non è stata un’idea di Bertinotti - spiega Prodi - ma di tutti. Si pensava di fare varie assemblee, prima o dopo quella finale. Fausto ora dice: invece di spalmarle una domenica dopo l’altra, facciamole in tutte le regioni in una sola giornata. Ed è un’idea intelligente». Si voterà quindi il programma? Schede, urne, seggi? «Certamente - risponde - i cittadini si pronunceranno. Non so se per alzata di mano, di sicuro un’assemblea viene indetta perché gli elettori si esprimano». E quando accadrà? «La data conclusiva resta la fine di gennaio».
Prodi vola a Londra per degli incontri nella City. Intanto a Roma Ds e Margherita danno via libera al rilancio del Listone. «Sono molto soddisfatto - commenta -, si sta andando nella direzione giusta. Tira una buona aria, il risultato aiuta l’unità della coalizione». Però sbrighiamoci, aggiunge: «Mi auguro che il lavoro proceda speditamente perché ci si prepari per tempo alla campagna elettorale». Tra liste uniche, gruppi unitari e federazioni, la geometria dell’Unione, in vista anche del cambio di sistema elettorale, è però ancora tutta da sistemare. «L’Ulivo non deve essere un progetto strumentale, ma per il cambiamento del Paese», avverte Prodi, contento comunque che la sua pianta, dopo tanti «stop and go», nel centrosinistra stia tornando di moda. «Io insistisco. Ricordate? C’era un tipo allo stadio che a metà partita si alzava e, con una voce enorme, urlava “Pivatelli insistisci”. Bene, io sono come Pivatelli, l’ala del Bologna».
Ecco, le ali. Quella sinistra, spiega il Professore, è stata ridimensionata dalle primarie: «Da questo voto non esce Prodinotti, ma Prodi-Prodi». E l’ala destra? Mastella ha preso il quattro per cento... «Sono clemente e amo Clemente. I risultati danno dei segnali che noi dobbiamo prendere alla lettera. Però, se non sarà un Prodinotti, non sarà neanche un Prodi-centro. Il mio compito sarà aggregare sempre di più la coalizione, ma ciò non mi esime dal lavorare con tutte le forze dell’alleanza. E non è vero che Fausto domenica ha avuto pochi voti, lui ha ampliamente rappresentato il suo elettorato. Alla vigilia c’erano delle previsioni sbagliate e un po’ strumentali».
Infine, l’election day. Berlusconi ha bocciato la sua proposta di votare tutto insieme il 9 aprile politiche, amministrative e regionali siciliane.

«Ma se l’aveva detto proprio lui che voleva accorpare le elezioni per risparmiare soldi... Evidentemente ha cambiato idea, non è una cosa nuova. Vorrà dire che la gente verrà chiamata alle urne due volte e che si sprecheranno 150 milioni di euro».

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