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Dopo la Primavera araba crolla il turismo in Egitto e Tunisia

Da inizio anno a luglio nel Paese delle piramidi il calo è stato di circa il 30%. Si spera in una inversione di rotta per il 2012. E in Europa cresce il timore di nuovi esodi se non si riuscirà a far ripartire un settore strategico per la tenuta dei Paesi dell'Africa del Nord.

É uno degli effetti collaterali della «Primavera araba». Un problema per la tenuta economica dell'Africa del Nord ma anche un fenomeno che potrebbe avere implicazioni pesanti per l'Italia in termini di immigrazione clandestina, come ricordato al Meeting di Rimini dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Il flusso turistico verso l'Egitto e la Tunisia in questi mesi si è, infatti prima bloccato e poi ha ripreso lentamente a muoversi ma su numeri assolutamente diversi rispetto a quelli precedenti alle varie rivoluzioni. Un calo dalle comprensibili implicazioni economiche e sociali visto che il turismo è da molti anni una delle principali voci che sostengono i vari bilanci nazionali.
I dati sono impietosi. Nei primi quattro mesi del 2011, secondo stime dello United Nations World Tourism Organization (UNWTO), le disdette nelle prenotazioni per l'Egitto, rispetto allo stesso periodo di riferimento dell' anno precedente, hanno prodotto una contrazione degli arrivi di circa il 40%. In Tunisia, addirittura, prendendo lo stesso periodo di riferimento, le perdite vengono stimate in un 50% di arrivi in meno. Questa tendenza si è ripetuta nella stagione estiva. Da inizio anno a luglio la presenza di stranieri in vacanza in Egitto è diminuita del 28% rispetto ai dati sullo stesso periodo dello scorso anno. A influire negativamente l'instabilità politica scatenata a febbraio dalla rivoluzione che ha portato alla caduta del rais Hosni Mubarak. Secondo l'Authority per il turismo egiziano, il calo più vistoso riguarda i turisti emiratini (-58%), kuwaitiani (-52%) e sauditi (-48%). Questo crollo, riferisce il sito web del quotidiano «Gulf News», è stato in parte bilanciato dall'arrivo di molte persone da altri paesi della regione dove la situazione è molto più critica che in Egitto, come il Sudan, i territori palestinesi e la Libia. «Siamo passati attraverso una rivoluzione, un dittatore è caduto, si formerà un nuovo governo. Il primo anno è una fase di transizione» dice un tour operator locale. «I dati di quest'estate sono peggiori rispetto alle attese e fanno del turismo il settore più colpito dalla rivoluzione». Il turismo è un asset fondamentale nell'economia egiziana poiché fornisce occupazione diretta o indiretta a circa un lavoratore su sette. Nel 2010 il Paese ha ospitato 14,2 milioni di visitatori stranieri per un giro d'affari di circa 13 miliardi di dollari. Intorno al settore turistico si muovono anche quello dei trasporti (aereo e marittimo) e quello ricettizio-alberghiero. Stesso copione anche per la Tunisia dove questa viene considerata come la peggiore stagione della storia del Paese, nonostante il forte investimento governativo per una campagna mediatica di promozione turistica. L'anno scorso, per la Tunisia, si parlava di 160mila arrivi dall'Italia, mentre quest'anno la diminuzione è fortissima. A questo punto si spera in una inversione di rotta nel 2012.

Una prospettiva che sarà fortemente legata alla stabilizzazione dei vari regimi e al rafforzamento degli accordi di collaborazione con i Paesi europei.

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