Sudafrica 2010

Il primo gol lo fa Shakira

Peccato che Sky e Rai non abbiamo trasmesso in diretta con Caressa e le trombette, lo show che giovedì sera a Soweto aveva offerto Shakira, biondissima, sinuosissima, sensualissima. Ha ballato e cantato accompagnata da cinquanta bambini sudafricani

Il primo gol lo fa Shakira

Domanda facile facile: quanti telespettatori hanno abbassato il volume dell’apparecchio durante Sudafrica-Messico? Per evitare i commenti e gli strilli di Caressa o le statistiche notarili di Cerqueti? No, per favore. Tutta colpa dei vuvuzela, quella maledette trombette che ci hanno massacrato per un’ora e mezzo, uno sciame di calabroni, di apri, vespe, tutta quella roba lì che non fa dormire di notte, figuratevi di giorno, seduti davanti alla tivvù.
Mai come ieri avevamo desiderato lo spot di pubblicità, mai l’arrivo dell’intervallo, la telefonata imprevista di un amico, la domanda improbabile della moglie.

Ma c’è una ragione a tutto, c’è un motivo che spiega anche le cose più strane. I vuvuzela piacciono tantissimo a Sepp Blatter che più passa il tempo più assomiglia a Massimo Boldi. Ma non c’è niente da ridere, lui è il capo assoluto della Fifa, lui decide di cambiare una regola e lo fa in secondi due, lui ha detto che le trombette fanno parte dello spettacolo e così ieri, a centro campo, si è preso gli applausi del popolo sudafricano che lo ringraziava per aver portato il grande calcio in una terra così avvelenata e lontana dal mondo: «Ci siamo» ha detto e giù trombette, mica pernacchie.

Novanta minuti di palle e di palloni, novanta minuti con i tappi nelle orecchie, come in un improvvisato acquario, immagini senza audio, sperando, ogni tanto, che i tifosi si sfiatassero, che qualche loro arnese colorato si ingolfasse, che Blatter stesso, come ex colonnello in pensione, anche se dell’esercito elvetico, si alzasse in piedi e con un semplice cenno della mano, zittisse le api, i calabroni, le vespe. Niente. I primi creativi dell’articolo furono i giapponesi, quelli della finale della coppa intercontinentale per club, erano i favolosi anni Ottanta e si pensava fosse un caso isolato, una tantum.

Come tutte le una tantum è stata pandemia, una marea nera di trombette e, adesso, in Sudafrica, l’esplosione. Peccato che Sky e Rai non abbiamo trasmesso in diretta con Caressa e le trombette, lo show che giovedì sera a Soweto aveva offerto Shakira, biondissima, sinuosissima, sensualissima. Ha ballato e cantato accompagnata da cinquanta bambini sudafricani, ha detto che è stata questa la più emozionante serata della sua carriera e della sua vita, poi, essendo la sua Colombia fuori dai giochi, ha scritto il pronostico mondiale: Italia-Argentina finaliste, per accontentare la mamma italiana e il boy friend argentino. Campione? Un punto interrogativo, meglio il Waka Waka che è l'inno suo, ballando con l'anca che lei muove meglio di Messi e di Ronaldo.

Bene, anzi malissimo. Il mondiale intanto è incominciato con il frastuono e con un pareggio, risultato malinconico che non accontenta nessuno. Ma siamo soltanto all’inizio, tra poco ci divertiremo davvero.

Allegria, dunque, ma che nessuno dica fiato alle trombe.

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