Primo sciopero in Germania contro la Merkel

Dopo 14 anni incrociano le braccia i dipendenti pubblici: non vogliono lavorare di più e guadagnare di meno

Salvo Mazzolini

da Berlino

Angela Merkel vola nei sondaggi. Nessun cancelliere, nella storia della Germania federale, è mai stato così popolare. Secondo gli istituti demoscopici è più amata persino di Adenauer e Brandt. Piace il suo modo di comunicare, privo di frasi ad effetto e demagogia. E piace la schiettezza con cui ha difeso interessi e princìpi cari ai tedeschi nei suoi incontri con i grandi della Terra. Da quando c'è lei al governo gli imprenditori hanno più fiducia nel futuro e l'economia registra i primi segnali di ripresa dopo gli anni bui della coalizione rossoverde. Ma sulla sua strada Angie, come la chiamano i giornali popolari, deve fare i conti con un avversario potente e temibile: i sindacati, ben decisi ad opporsi ai sacrifici previsti dalle riforme messe in cantiere dalla grande coalizione guidata dalla Merkel.
La prova di forza tra i sindacati e la cancelliera era prevista fin da quando la Merkel, nel suo discorso di insediamento, aveva annunciato la sua ricetta per restituire slancio all'economia tedesca: più lavoro e meno benefici. Ed ora la prova di forza sta diventando realtà. Il sindacato dei pubblici dipendenti, il più potente insieme a quello dei metalmeccanici, è sceso sul sentiero di guerra per bloccare una delle misure più importanti: l'allungamento della settimana lavorativa dalle attuali 38 ore e mezzo a 40 ore per tutti i lavoratori dei servizi pubblici insieme alla soppressione di una serie di gratifiche e agevolazioni.
È il primo grande sciopero del settore negli ultimi quattordici anni. I primi ad incrociare le braccia sono stati i dipendenti pubblici del Baden-Württemberg, il Land di Stoccarda, da dove lo sciopero, secondo i piani dell'offensiva sindacale, è destinato ad allargarsi a macchia d'olio nei prossimi giorni a tutti gli altri Länder ad esclusione di Berlino e dell'Assia dove i sindacati locali hanno optato per una strategia meno aggressiva. Da ieri gran parte dei servizi pubblici del Baden-Württemberg, il più grande Land tedesco dopo Baviera e Renania-Vestfalia, sono bloccati. Chiusi gli ospedali, salvo i casi di emergenza, chiuse le scuole, chiusi gli asili nido e gli uffici dell'amministrazione regionale, soppressi gran parte dei trasporti urbani.
I disagi più gravi e vistosi sono quelli provocati dagli operatori ecologici come in Germania vengono chiamati gli adetti alla raccolta dei rifiuti. E questo è solo l'inizio perché il sindacato ha annunciato che nei prossimi giorni scenderanno in sciopero tutte le altre categorie del settore. E così sarà anche negli altri Länder. Tutto fa pensare che sarà un conflitto duro e lungo. Ora che c'è una grande coalizione tra conservatori e socialdemocratici, quindi tra destra e sinistra, i sindacati tedeschi ambiscono a svolgere il ruolo di unico centro di opposizione nella speranza di frenare l'emorragia di iscritti registrata negli ultimi tempi.
Ma anche la Merkel è costretta a non cedere.

In gran parte delle imprese private, dalla Siemens alla Volkswagen alla Opel, le maestranze, disubbidendo alle direttive sindacali, hanno accettato l'aumento dell'orario lavorativo spesso accompagnato da tagli in busta paga pur di salvare il posto di lavoro. Se i sacrifici vengono fatti nel settore privato devono essere fatti anche in quello pubblico. Per Angie sarà la sua prima prova di forza con il mondo del lavoro.

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