Private banking col turbo grazie ai «Pir»

Andrea Messeri

Il mercato del Private banking italiano vale poco meno di un quarto dei 4mila miliardi che rappresentano l'ammontare di tutto il risparmio degli italiani. In questo contesto, circa 200mila famiglie sono quelle interessate dall'attività di consulenza più sofisticata che, tipicamente, interessa il mondo del Private.

Secondo gli ultimi dati dell'Associazione degli operatori del Private banking (Aipb), nel 2016 sono cresciuti a 763 miliardi di euro i patrimoni «curati» emessi al sicuro, con un aumento del 5% rispetto ai 726 miliardi dell'anno precedente. Il ramo dei servizi bancari dedicato ai clienti facoltosi (tendenzialmente con almeno 500mila euro in gestione) ha visto crescere anche le masse a fronte di una raccolta netta positiva (+1,5%) e di un effetto negativo (-1,9%) legato all'andamento dei mercati. Decisiva è stata la rideterminazione del perimetro del settore con ulteriori flussi in entrata (5,4%) che sono confluiti nel mondo Private grazie a una migliore identificazione della clientela da parte delle banche.

Nel corso del 2016 è cresciuto, di conseguenza, anche il numero di professionisti che le banche hanno dedicato esclusivamente al segmento, con 14.856 Private banker rispetto ai 13.433 del 2015 (+10,6%). La Lombardia si conferma la prima regione col 33% delle quote di mercato.

I nuovi piani individuali di risparmio (Pir) e un modello di business efficiente hanno consentito all'Italia di distinguersi dal Vecchio continente, dove si sta assistendo a una brusca frenata del settore. Secondo il report McKinsey sul Private banking (su un campione di 200 banche del globo che gestiscono portafogli con un patrimonio superiore al milione di euro) la ricchezza finanziaria, pari a 59mila miliardi di euro a fine 2016, nei prossimi sette anni crescerà mediamente intorno al 6% l'anno. In rallentamento rispetto all'8% registrato tra il 2008 e il 2015.

Il calo più marcato, si osserva nell'Europa occidentale, dove, nel 2016, per la prima volta dal 2008, c'è stato un crollo del 10% rispetto al 2015, dovuto a profitti deludenti (-13%) e a una crescita limitata degli asset (+3%). Va precisato, però, che mentre McKinsey ha messo sotto osservazione i portafogli più consistenti (oltre il milione di euro), i dati Aipb si riferiscono all'intero patrimonio in gestione nelle banche Private italiane che accudiscono posizioni da 500mila euro in su.

Per l'industria del Private nazionale, McKinsey stima per il 2017 una crescita intorno al 5% e auspica che il modello italiano sia preso ad esempio, visto che il rallentamento della crescita e il calo di marginalità, soprattutto in Europa, sono stati guidati non solo da minori ricavi, ma anche da una maggiorazione dei costi.

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