Il problema dell’Unione? Trovare posto a Prodi

Ma la Margherita boccia le mosse della Quercia e c’è chi propone di candidarlo per il Quirinale

Laura Cesaretti

da Roma

Massimo D’Alema avverte: «L’ultima cosa al mondo che noi dobbiamo fare è cadere nella trappola di Berlusconi, e metterci a litigare tra di noi».
Più facile a dirsi che a farsi, il «litigio» è già iniziato. La nuova legge proporzionale apre una serie infinita di problemi all’Unione prodiana, a cominciare ovviamente dal problema Prodi, che non ha un partito e non può essere più candidato in una circoscrizione sotto le insegne della coalizione non essendoci più i collegi uninominali. Si era immaginata la soluzione soft di presentarlo solo al Senato, dove le nuove regole rendono praticabile l’ipotesi di un listone collettivo, almeno in alcune regioni e seppur senza Bertinotti che vuole andare da solo. Ma le speranze di Fassino e Rutelli che l’escamotage potesse tener buono il Professore sono state rase al suolo ieri pomeriggio da un solo aggettivo affidato da Prodi alle agenzie: «Proposta impraticabile». Si torna quindi al punto di partenza, la pizza del film dell’Unione viene riavvolta fino al fotogramma di diversi mesi fa, quando ci si stava dilaniando su lista unica, Ulivo, lista Prodi. I leader del centrosinistra guardano con crescente panico a lunedì, il giorno dopo le primarie, quando il candidato premier, incassata l’investitura, potrebbe dire la sua su come andare al voto. Rutelli ieri ha lanciato un chiaro avvertimento al leader: «Non riapriamo il tormentone, noi e i ds siamo mobilitati per sostenere Prodi alle primarie proprio perché abbiamo trovato una definizione politica degli assetti con cui ci si presenta a queste elezioni». I fassiniani avanzano un’ipotesi: «Rutelli fa il duro perché ha un obiettivo in testa: costringere Prodi a candidarsi con la Margherita. E fotterci».
Piero Fassino cerca di correre ai ripari. «Certo che abbiamo una contromossa, ma non la diciamo ora», annuncia sibillino. E quale sarebbe? «Bisogna cambiare strategia», spiegano in casa ds. Alla Camera si è gridato al golpe e rifiutato ogni mediazione per emendare la legge: adesso invece si deve tentare di «aprire una trattativa». Cercando un punto debole nella maggioranza. Così, il leader ds si è appartato in un corridoio con l’Udc Tabacci, gli ha chiesto se «davvero volete andare avanti col muro contro muro» o se si può aprire uno spiraglio per migliorare la legge. Come? Fassino lo ha detto nel suo intervento in aula: «Potevate proporci molte cose, il proporzionale su modello tedesco come l’Udc ha sostenuto per anni, potevate proporci modello elettorale delle regioni che è diverso da questo perché qui non c’è listino di coalizione che è elemento coesivo della coalizione». Il listino, nel sistema regionale, non concorre alle elezioni, e dunque non leva voti ai partiti della coalizione, ma elegge grazie al premio di maggioranza assegnato alla coalizione vincente un pacchetto di candidati scelti dal governatore (in questo caso il premier), «la squadra di governo», spiegano al Botteghino. Una formula che risolverebbe molti problemi all’Unione: la candidatura di Prodi e quella dei «suoi» uomini, che altrimenti dovrebbero accollarsi i partiti. Evitando lo spettro più temuto da Ds e Margherita, ossia una «lista Prodi» che drenerebbe voti a entrambe le forze. Peccato che alla Cdl la proposta non interessi affatto. E che nella Margherita susciti perplessità: «Il listino? Aprire una trattativa? Secondo me così ci ricoverano tutti», geme il mariniano Fioroni. Se ne discuterà nel vertice dell’Unione di lunedì. E intanto l’outsider delle primarie, Ivan Scalfarotto, dice quello che molti mormorano: «Prodi sarebbe un ottimo presidente della Repubblica».

Già, se si potesse dirottare il candidato premier sul Quirinale e mandare a Palazzo Chigi un leader politico (Fassino) molti problemi sarebbero risolti. «Solo che prima bisogna vincere le elezioni, e se andiamo avanti così la vedo dura», constata il ds Nigra.

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