Cronache

Il processo Claps e quel brutto coro di «grilli parlanti»

Alla vigilia della sentenza per l'omicidio di Elisa, il prete animatore di «Libera» Basilicata si scaglia contro i giudici

Il processo Claps e quel brutto coro di «grilli parlanti»

Ora che - finalmente - per l'omicidio di Elisa Claps si è arrivati a un processo, sarebbe il caso di fare un passo indietro. Dando, in questo delicatissimo momento, la possibilità al giudice di svolgere il suo ruolo, senza pressioni esterne e indebite ingerenze. Gli sfoghi della famiglia Claps sono comprensibili (e per molti versi condivisibili), ma le «sentenze» apodittiche emesse in queste ore da altri soggetti vanno sicuramente rispedite al mittente. È il caso, ad esempio, delle parole quantomai inopportune di don Marcello Cozzi, animatore di «Libera» Basilicata: «A Salerno - ha dichiarato il sacerdote alle agenzie di stampa - si sta consumando un profondo atto di ingiustizia, c'è una famiglia che ha dovuto aspettare 18 anni per avere giustizia. Per questo chiediamo un atto di pietà verso la famiglia da parte di certi investigatori dell'epoca, di certe persone del mondo della Chiesa, della famiglia di Restivo e di coloro che all'epoca occultarono il cadavere e di quanti sono a conoscenza di come è avvenuto il ritrovamento del corpo della giovane Elisa. Chi sa, lo faccia sapere. Io metto il mio vincolo sacramentale della confessione a disposizione di tutti coloro che vogliono parlare. Lo dobbiamo alla mamma di Elisa che non può e non deve aspettare altri 20 anni per conoscere la totale verità sull'omicidio della sua giovane figlia. Fate presto». Siamo sicuri che, nel suo accorato appello, don Cozzi è animato da buona fede e ottime intenzioni, ma ci sono momenti in cui sarebbe meglio riconoscere il valore del silenzio. Lasciamo che i giudici facciano i giudici. E i preti facciano i preti.

Magari pregando per Elisa.

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