Processo per il giudice «anti-crocifisso» «E io denuncio Castelli e Mastella»

Rinviato a giudizio il magistrato che si rifiuta di lavorare perché nei tribunali è esposta la croce

da L’Aquila

Della sua assenza nell’aula di giustizia dovrà rispondere in un’altra aula di giustizia. Ma intanto, il giudice che si rifiuta di celebrare i processi perché nei tribunali è esposto il crocifisso, continua a suscitare scalpore. A partire dagli alleati che si uniscono alla battaglia di Luigi Tosti: davanti ai cancelli del tribunale dell’Aquila, dove ieri è stato deciso il rinvio a giudizio del magistrato per rifiuto in atti d’ufficio ed omissione ai sensi dell’articolo 328 del codice penale in maniera continuativa, si è radunato un drappello di atei, agnostici e rappresentanti di fede musulmana per esprimere solidarietà al giudice «anticrocifisso». A fianco di Tosti è comparso anche Adel Smith, il presidente dell’Unione musulmani d’Italia, che sulla lotta al crocefisso ha costruito tutta la sua visibilità.
Smith ha atteso il verdetto con Tosti, che però si ostina a non voler entrare in aula con il crocifisso e rilancia annunciando di aver denunciato due ministri: Clemente Mastella e il suo predecessore Roberto Castelli. Il giudice-imputato si è detto rammaricato perché sono state rigettate le istanze contenute in una memoria che aveva presentato, ma «senza una sillaba di motivazione». «È un vero reato - incalza Tosti - quello di voler imporre la presenza del crocifisso nel luogo dove lavoro e di vietarmi, per bieche motivazioni di discriminazione religiosa, di esporre la menorah ebraica accanto al simbolo dei cattolici. Per questo, dopo avere pazientato due anni, ho formalizzato una denuncia penale contro Mastella e Castelli». «Il giudice Tosti mi ha denunciato? Le sue affermazioni contrarie alla presenza del crocifisso in aula si commentano da sé», è, invece, la replica immediata dell’ex ministro Castelli, oggi presidente dei Senatori della Lega Nord.


Residente a Rimini e in servizio a Camerino, lo scorso febbraio Tosti era stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio con un provvedimento della sezione disciplinare del Csm. Era stato il procuratore della Repubblica di L’Aquila a chiedere il processo per lui in seguito ad un’autodenuncia di Tosti stesso.

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