Politica

Procreazione, un voto a «quorum» aperto

I radicali: «Una truffa: hanno calcolato pure i militari in missione e i malati intrasportabili». Il partito dell’astensione conta sulla Chiesa e frange di Polo e Ulivo

Anna Maria Greco

da Roma

Dopo le ultime scintille si chiude una campagna referendaria aspra come poche. Silenzio, ora parlano le urne. Oggi e domani il voto di 49.731.352 italiani deciderà la sorte della legge 40 sulla procreazione assistita. Il voto, ma forse più ancora il «non voto», perché il vero problema rimane quello del quorum.
In tutti i referendum degli ultimi dieci anni non si è raggiunto quel 50 per cento più uno degli elettori. Vuol dire che l’ultima volta che un referendum non è naufragato risale al 1995. Sarà così anche stavolta? Anche se i numeri sarebbero a favore degli astensionisti, il fronte del «Sì» spera sempre nel miracolo. La quota «fisiologica» di non votanti viene calcolata intorno al 30 per cento degli aventi diritto e si tratta di vedere quanto peseranno gli appelli a non pronunciarsi né con un «Sì», né con un «No», né con una scheda bianca, venuti innanzitutto dai vescovi italiani e poi da un fronte politico trasversale ai partiti.
Per l'Istituto Cattaneo di Bologna qualsiasi referendum può contare oggi su una teorica partecipazione al voto del 57 per cento, stavolta però l’appello all'astensione è stato molto forte. Oltre alla Chiesa, interi partiti «laici» come la Lega o parti preponderanti di essi, come nella Margherita o in An, hanno invitato ad andare al mare.
Chi più si è impegnato per il Sì sono i radicali e i Ds, oltre a leader come Gianfranco Fini, le cui critiche all'astensionismo hanno provocato una bufera nel suo partito. Per sovvertire le previsioni i personaggi più in vista del fronte referendario hanno annunciato che andranno alle urne appena aperte per dare un segnale d’impegno e il leader della Quercia, Piero Fassino, parteciperà stamattina a un «filo diretto» a Radio Radicale.
«Spero che non si raggiunga il quorum», dice il ministro leghista del Welfare Roberto Maroni, confermando che non andrà alle urne. Mentre il leader del Prc Fausto Bertinotti afferma: «Si vota, malgrado gli inviti a non farlo. Si vota, perché ci sono princìpi da difendere e diritti da salvaguardare. Importanti sempre, ma tanto più importanti di fronte alla concreta possibilità che cambi il governo del Paese».
Un brutto segnale viene, però, dal primo risultato conosciuto: quello degli italiani all’estero che per la prima volta partecipano a un referendum con il voto per corrispondenza. Sono 2.665.033 del totale degli elettori e già giovedì si sono espressi, ma meno del 20 per cento ha votato. Lo spoglio delle loro schede inizierà, come per quelle in Italia, alle ore 15 di domani, però questo dato si traduce in un più 2 per cento del quorum necessario per la validità della consultazione.
Daniele Capezzone, segretario dei Radicali, parla di quorum-truffa, perché sono stati inclusi un «milione di italiani all'estero cui si è negato il diritto di voto, i militari all’estero, i centomila malati intrasportabili anch’essi forzosamente arruolati tra gli astensionisti». Sempre tra i promotori dei quattro referendum la senatrice Verde Loredana De Petris sostiene che tra gli italiani residenti all'estero, che sarebbero «determinanti per decidere su una legge che a loro non si applica, più un terzo di non ha ricevuto neanche il plico elettorale». Anche i Ds sostengono che «la pulizia delle anagrafi comunali» non è stata completata e che «faranno quorum circa 500mila nominativi inesistenti o di morti o di trasferiti».
I sondaggi pubblicati in questi giorni, tra le proteste dei referendari, parlano di un quorum al di sotto del 40 per cento. Ma il fronte del «Sì» li contesta e insiste che si è «ad un passo» dalla fatidica soglia. D’altronde, mai come in questi casi è difficile cogliere le intenzioni della gente: basti pensare al 1999, quando si votò per l'abolizione della quota proporzionale ci fu il clamoroso errore dei sondaggi di un istituto demoscopico che diede per superato il quorum, falsando le prime dichiarazioni politiche, mentre la percentuale di votanti rimase incerta fino all’ultimo e poi si attestò al 49,6, cioè a un soffio dal quorum.
Contro la «prepotente campagna astensionista» si schierano anche i vertici di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, confermando l’impegno per «la più ampia partecipazione al voto».
Tra gli elettori interessati a questa consultazione elettorale, secondo il Viminale, ci sono 22.531.422 uomini e 24.534.897 donne. E queste ultime, si ritiene, sono più sensibili ai problemi della riproduzione assistita.
Le 60.788 sezioni elettorali sono aperte oggi dalle 8 alle 22 e domani dalle 7 alle 15. Subito dopo, inizierà lo scrutinio per accertare il numero dei votanti per ciascun referendum.

E solo allora si saprà se davvero si è verificato il «miracolo» del quorum.

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