La Procura ordina un nuovo esame sul cadavere di Stefano

Roma«Qui l’ho visto l’ultima volta». Giovanni Cucchi è nella cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, dove suo figlio Stefano, morto lo scorso 22 ottobre dopo l’arresto per droga, sarebbe stato pestato al termine del processo per direttissima, mentre aspettava di tornare a Regina Coeli.
Parla con Ilaria, l’altra figlia, le fa vedere la camera d’attesa dell’aula 17 del Tribunale da dove uscì il ragazzo il 16 ottobre scorso per comparire davanti ai giudici. «Camminava, mi sembrava tranquillo, giusto un po’ sbattuto. Si è seduto sulla panchina, dentro l’aula, abbiamo scambiato qualche battuta». Alla fine dell’udienza un nuovo incontro nei corridoi. «Lui ha chiesto di abbracciarmi - racconta Giovanni Cucchi - aveva le manette ai polsi. Senza toglierle ha allargato le braccia e ci siamo stretti. È stata l’ultima volta che l’ho visto». Quanto accaduto dopo lo sta accertando la Procura di Roma, che indaga su chi ha avuto in consegna il detenuto trentunenne prima della morte. I nomi di tre persone sono stati già iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale, tra loro probabilmente gli agenti della polizia penitenziaria di piantone alla stanza di sicurezza dove era stato rinchiuso Cucchi prima di essere riaccompagnato in carcere. Quello che è successo lì dentro lo ha raccontato nei giorni scorsi al pm Vincenzo Barba un supertestimone, un detenuto africano che avrebbe visto dallo spioncino della porta blindata «due guardie» prendere a calci e pugni Cucchi nei sotterranei del palazzo di giustizia. Una testimonianza importante, la sua, tanto che i magistrati stanno pensando di metterlo sotto protezione per timore di ritorsioni. La Procura ha anche disposto l’esumazione del cadavere del giovane morto, come chiesto dai legali della famiglia Cucchi, per svolgere una serie di esami, tra cui una tac e delle lastre, che chiariscano la natura delle terribili lesioni riscontrate sul corpo e documentate da alcune foto rese pubbliche per volontà dei parenti.
Ieri Giovanni e Ilaria Cucchi sono stati accompagnati, nella visita a piazzale Clodio, dal senatore dell’Idv Stefano Pedica e dal presidente del Tribunale Paolo De Fiore. «Ho ripercorso il dispiacere di quelle ore - racconta il papà di Stefano -. Ho rivisto mio figlio in quell’aula, con le manette ai polsi. Sono momenti che non auguro a nessun genitore». Una visita per capire meglio quanto può essere accaduto quel giorno, per studiare i luoghi, approfondire la prassi del trasferimento dei detenuti. Per Pedica è «impossibile che il pestaggio sia avvenuto nel corridoio di fronte alle celle del Tribunale». Lo scenario osservato, a suo dire, metterebbe in dubbio la ricostruzione del testimone. Il presidente De Fiore ritiene «spaventosa la sola eventualità che Stefano possa essere stato picchiato all’interno del Tribunale».

Il sottosegretario Carlo Giovanardi, al centro delle polemiche per le sue parole sul caso Cucchi, ieri si è scusato per quanto detto: «Quando ci sono dei fraintendimenti, soprattutto se offendono la sensibilità di una famiglia, è giusto chiedere scusa».

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