Prodi fa la passerella al Lido: «Il governo sostiene Venezia»

Ieri sera l’incontro mordi e fuggi con Croff e Müller. Il presidente della Biennale: «Da qualunque parti la si guardi, abbiamo un vestito troppo stretto»

Michele Anselmi

da Venezia

Viene? Non viene? Per tutta la giornata Prodi, volato a Caorle alla Festa della Margherita, ha tenuto sulle spine il cerimoniale della Mostra. Alla fine, accompagnato dal vicepremier Rutelli, tornato al Lido per l'anteprima del film di Amelio, ha avuto in serata un incontro con Croff e Müller. Doveva essere una cosa riservata, invece si è trasformato in un piccolo show fuori programma: con Prodi e Rutelli fotografati, come fossero divi americani, sul red carpet, con il pubblico che tributava loro un caldo applauso (si è sentito solo un «vai a casa»). In tutto un mordi e fuggi di mezz’ora, nel quale il premier ha ribadito un concetto molto caro a Croff: «Per il nuovo Palazzo del cinema, quello del governo sarà un sostegno vero. Verso Venezia e verso il Paese. E la Mostra resta per noi la più importante manifestazione culturale italiana». Così la mossa promozionale è andata a segno. Con gran giubilo di Croff che, a visita avvenuta, ha rimarcato «l’eccezionalità di quella presenza».
Qualche ora prima, incontrando a pranzo i giornalisti per fare il punto al giro di boa, aveva scandito: «Se Prodi viene, sarà un segno importante di attenzione verso la Mostra». Ciò detto, affiancato dal direttore Müller nel solito total look nero, il presidente della Biennale non canta vittoria, riconoscendo anzi: «Da qualunque parte si guardi, abbiamo un vestito stretto». Per dire, insomma, che se da un lato le strutture reggono, pur con qualche scricchiolio, alla pressione dei festivalieri, dall'altro solo la costruzione del nuovo Palazzo metterà la Mostra nelle condizioni di espandersi e rivaleggiare con i concorrenti più agguerriti (leggi Roma). Già, solo che 100 milioni di euro, sia pure divisi tra imprenditori privati, costruttori, varie articolazioni della mano pubblica e ministero, non sono una bazzecola. A parole tutti riconoscono l'esigenza di stringere i tempi, in una chiave di rilancio generale, anche turistico, del Lido, ma Venezia e il Veneto nicchiano, e intanto il progetto, vinto dall'accoppiata «5+1 AA» e Rudy Ricciotti, fa bella mostra di sé nel libro dei sogni della Biennale: con la sua sala interrata da 2400 posti, le sue dieci salette, gli spazi per il mercato, il bar, la sua vetrata gigante. Una struttura del genere, sommata alle già esistenti, permetterebbe alla Mostra di raddoppiare le capacità espositive, ma poi - come ha ribadito anche Prodi - bisogna trovare il modo di utilizzarla tutto l'anno: una parola!
Per ora, di fronte a qualche titolo pessimista dei giornali locali in merito al giro di affari al Lido, Croff ricorda che gli accreditati, circa 6000, non sono affatto scesi rispetto alle edizioni precedenti, che anzi crescono gli abbonamenti e le presenze, anche se c'è un problema con i biglietti per le prime in Sala Grande. «Gli sponsor li paghiamo così, riservando loro gran parte dei posti», ammette il presidente. Il che significa che, per le serate più richieste e mondane, pagano solo in 30-50 su 1000.
Anche Müller felpatamente si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Sul piano degli spazi, paghiamo un prezzo alla Settimana della critica e alle Giornate degli autori», cioè alle due sezioni autonome che pure ha voluto riassorbire nel palinsesto della Mostra.

«Servirebbe una sala apposita, magari una struttura smontabile», ipotizza, ma pare difficile, visto che già ora si spendono 700 mila euro all'anno per allestire tende e tendoni. Molto? Poco? Ognuno tira l'acqua al proprio mulino. E se a Croff chiedi: «Parteciperà alla Festa di Veltroni?», lui risponde: «Dormo sonni tranquilli e non vedo fantasmi romani. Se mi invitano, vado».

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