da Milano
Una svista, oppure un abile trucchetto aritmetico per sembrare parsimoniosi senza rimetterci? Il taglio degli stipendi a ministri, sottosegretari e premier, presentato dal governo (sotto il fuoco delle critiche per la Finanziaria) come atto di oculatezza contro gli sprechi di denaro pubblico, cè, ma con la sorpresa.
A leggere bene il testo della norma, come hanno fatto i tecnici di Montecitorio, si scopre infatti che la decurtazione del 30 per cento dello stipendio in realtà non è proprio così. Dovè linganno? Dice la nuova legge: «Il trattamento economico complessivo dei ministri e dei sottosegretari di Stato previsto dallarticolo 2 della legge 8 aprile 1952 numero 212 è ridotto del 30 per cento a decorrere dal 1º gennaio 2007». E quindi? Il trucco è nel riferimento a quella legge, la 212 del 1952. Questo salto indietro nel tempo vanifica una precedente norma stabilita nella Finanziaria 2006 del governo Berlusconi, che tagliava lo stipendio dei membri dellesecutivo del 10 per cento. In questo modo, il taglio annunciato del 30 per cento in realtà, a conti fatti, è soltanto del 20 per cento. Ora gli esperti del servizio studi di Montecitorio hanno fatto notare la faccenda, consigliando di riscrivere la legge togliendo il riferimento alla vecchia legge. Daltra parte a questa riduzione va fatta unaltra tara, perchè la decurtazione si riferisce solo a una fetta del ricco salario di ministri e loro vice, lasciando fuori tutta la lunga lista di rimborsi spese, indennità, e vantaggi di ogni genere generosamente concessi dagli esponenti del governo a se medesimi.
Ma cè un altra dimenticanza, ben più grave, come segnala Milano Finanza di ieri.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.