Prodi? Un tacchino che supererà Natale

Che tiri aria di elezioni anticipate, nessun dubbio. E neppure che sarebbe giusto che ci fossero al più presto, visto lo scenario politico. Sono molti i dubbi, però, che possano esserci a breve. Il tacchino supererà il Natale, questo è sicuro.
Vediamo perché. Deve essere approvata la Finanziaria che è la legge fondamentale della politica economica, dunque di votare immediatamente non se ne parla. Se ne parlerà, e molto, questo è certo, col nuovo anno, quando il governo, che al Senato ha una maggioranza pressoché inesistente, potrebbe cadere per collasso naturale, per distrazione, cioè per la casuale mancanza di voti (qualche volta è già accaduto) o addirittura per decisione di qualcuna delle componenti della coalizione. Ricorrendo al calendario cattolico romano, si potrebbe dire che Prodi va incontro ad una lunga Quaresima, senza la garanzia però della resurrezione.
Allo stato delle cose mancano elementi di certezza che possano permettere previsioni razionali. Esistono, questi sì, indizi che permettono di fare ipotesi, supposizioni, congetture, vale a dire opinioni che il tempo, più o meno prossimo, sottoporrà a verifica. Tanto va precisato per l’onestà dovuta al lettore.
Vediamo innanzi tutto lo scenario oggettivo. La Finanziaria, così com’è, è fatta per far sopravvivere il governo, come ha scritto correttamente sul Corriere Mario Monti, ma non salverà di certo il Paese, come ha rimarcato il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini. Il Paese è stravolto da un’ondata di antipolitica che nasce da una sfiducia popolare in lievitazione da più di un decennio, ora esasperata dalle cattive condizioni in cui versano corposi ceti sociali (salariati, ceto medio) e dall’insopportabilità degli oneri fiscali. Segnali chiari di questa inquietudine sono i fischi degli operai di Mirafiori ai sindacalisti e lo sciopero prossimo degli statali, oltre che il malessere generalmente diffuso.
Anche il Capo dello Stato ha fatto sentire il proprio disappunto, segnalando duramente al governo l’inopportunità, quasi la sregolatezza, di una Finanziaria fatta di un solo articolo con centinaia di commi, sì da assicurare all’approvazione con voto di fiducia come purtroppo avviene da anni. Del dibattito iniziato al Senato va salvata, per correttezza, la denuncia (solo verbale e certamente strumentale) fatta dal ministro Padoa-Schioppa degli sprechi dovuti alla smisurata struttura amministrativa e istituzionale dello Stato (troppe Province, troppi uffici, troppi tribunali persino, ha detto). Il resto, francamente, è un insieme di elementi che umiliano la politica italiana, perché come ha rilevato Mario Monti, nella Finanziaria c’è il soddisfacimento di istanze di «poteri di interdizione sulla vita del governo».
Con questi fondali, con queste quinte, in qualunque altro Paese il governo sarebbe già sciolto. A tenerlo in vita sono la caparbietà pour cause di Prodi e la volontà anch’essa interessata, delle sinistre estreme (i comunisti di Bertinotti-Giordano, Diliberto, Mussi e i verdi di Pecoraro Scanio), consapevoli che, se cade Prodi, non c’è futuro sicuro per esse. Prodi lo sa benissimo e perciò si guarda bene dal contrariare questi suoi ineffabili sostenitori.
Ci sono poi le correnti più moderate del centrosinistra, le quali temono anch’esse la crisi e le conseguenti elezioni anticipate (la crescita degli spazi per Berlusconi è evidente) e paventano anche una consistente perdita di consensi che li ridimensionerebbe pesantemente. Da qui il caso Dini, attestatosi su posizioni liberaldemocratiche e di altri singoli personaggi propensi a prendere prima o poi le distanze dalle sregolatezze della maggioranza prodiana.
È in corso, si direbbe, un tiro alla fune tra estremisti di sinistra, anch’essi timorosi di perdere il contatto col loro elettorato, e moderati del centrosinistra pur in palese contraddizione politica e ideologica. I due contendenti paradossalmente condividono inquietudini e timori. Sembrano in attesa di un ipotetico Godot, che non verrà però.

Perché ormai, è questione solo di tempo, lo sfratto da Palazzo Chigi è sicuro.

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