Prodi vede Montezemolo e mette la retromarcia

da Roma

Il governo, dopo aver accontentato i sindacati facendo retromarcia su tutti i buoni propositi elencati nel vasto programma dell’Unione, ha detto sì anche a Confindustria. E il leader degli imprenditori, Luca Cordero di Montezemolo, è venuto, a sua volta, incontro a Palazzo Chigi aprendo un lieve spiraglio sulla selettività del cuneo fiscale.
È questo, in sintesi, il risultato dell’incontro di ieri tra Montezemolo e il premier Romano Prodi. «Il Presidente ha riconfermato che nel programma di governo c’è il taglio di 5 punti del cuneo fiscale», ha detto il numero uno di Viale dell’Astronomia, ampiamente rassicurato sulla piena realizzazione dell’abbassamento promesso in campagna elettorale la cui attuazione sembrava dovesse essere ormai spalmata su più anni. In serata, sollecitato sull’argomento a Bruxelles, anche il premier ha confermato: «Io mantengo quello che prometto. O almeno cerco di farlo». E sul taglio di 5 punti del cuneo fiscale ha sottolineato che sarà previsto nella manovra bis della Finanziaria 2007: «Ci saranno subito altre misure in favore della crescita. Su questo stiamo facendo un ampio lavoro». Montezemolo, però, non ha ottenuto solo questa garanzia, ma ha preteso spiegazioni sull’espressione «taglio selettivo» utilizzata da Padoa-Schioppa in un’intervista concessa settimana scorsa al Sole. E anche rispetto a questa obiezione Prodi è stato tranquillizzante spiegando che una selezione non implica necessariamente privilegiare alcune imprese rispetto ad altre. In pratica, il senso delle parole di Padoa-Schioppa era strettamente legato alle ipotesi avanzate dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano: premiare con il taglio del cuneo le imprese che scelgono il lavoro a tempo indeterminato rispetto a quello atipico.
Forte delle assicurazioni ricevute, Montezemolo ha contraccambiato la cortesia. «Credo che quello che è importante - ha precisato - quando si parla di selettività è non parlare di discrezionalità. Credo che la selezione, per le imprese che investono e competono, la faccia il mercato». Una chiara apertura a eventuali cernite da parte del governo purché non basate su una mera discriminazione.
Un’affermazione antitetica rispetto a quella di sabato scorso al convegno di Santa Margherita allorquando Montezemolo rilevò che gli sgravi avrebbero dovuto applicarsi all’universo delle imprese italiane. Anche sulla tempistica dell’intervento di riduzione degli oneri sul lavoro, il presidente di Confindustria si è mostrato disponibile. Lo slittamento al 2007 non è più un problema. «Per noi - ha sottolineato - il cuneo non è un voto di scambio ma è un qualcosa che è importante per la competitività del Paese. Non è questione di un mese in più o un mese in meno ma di avere chiarezza su un tracciato di decisioni coraggiose a 360 gradi, soprattutto strutturali».
La linea, comunque, l’ha già delineata il ministro del Lavoro, Cesare Damiano. «Penso che non possa essere una manovra generalizzata. Il criterio oggettivo credo debba essere rappresentato da un vantaggio verso il lavoro a tempo indeterminato», ha detto. Allo stesso modo, la destinazione delle risorse sarà ripartita tra aziende e lavoratori. «Credo che un risultato debba andare alle imprese e uno al lavoro», ha aggiunto. Il vicepremier Francesco Rutelli ha spiegato che l’esecutivo non intende «incoraggiare i monopoli» ma favorire «chi compete nell’economia globale». Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, dopo aver incontrato il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa, ha fatto presente di aver ricordato al governo che «la selezione non vuol dire discriminazione del settore terziario» e che un aumento delle aliquote Iva per finanziare gli sgravi «sarebbe dannoso per i consumi».
Si pone a questo punto il problema di trovare la quadratura. Il governo ha già certificato ai sindacati che i lavoratori non saranno penalizzati e ha rassicurato Confindustria che il taglio del cuneo sarà di cinque punti.

Montezemolo ha già più volte rilevato che l’aumento dell’Irap nelle Regioni che hanno sforato i tetti di spesa sanitaria «aggiunge al danno la beffa» per le imprese costrette a pagare più tasse. Ma per finanziare la riduzione degli oneri sul lavoro le strada è obbligata: bisognerà assolutamente scontentare qualcuno.

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