Produzione, la «gelata» di primavera

Emma Marcegaglia: «Dato molto brutto, siamo preoccupati». Mini rimbalzo in giugno

da Roma

Una vera gelata primaverile ha investito la produzione industriale, caduta in maggio dell’1,4% rispetto ad aprile, e addirittura del 6,6% nei confronti del maggio 2007. L’Istat, che ha fornito le cifre, ha anche rivisto al ribasso la produzione di aprile, tagliando il dato dal più 0,7 provvisorio al più 0,4%. «Quello di maggio è un dato molto brutto - commenta il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia -: da tempo abbiamo sottolineato che l’economia sta andando male, e adesso la nostra preoccupazione è massima».
Il forte rallentamento produttivo italiano si colloca in uno scenario europeo egualmente negativo. In Francia la produzione è crollata in maggio del 2,6% rispetto ad aprile, il peggior calo dall’ottobre del 2005, con un vero e proprio tracollo del comparto automobilistico (meno 8%). Nei giorni scorsi si erano registrati netti rallentamenti produttivi sia in Germania che in Spagna: la produzione tedesca di maggio è calata del 2,4% sul mese precedente. La produzione dell’intera Eurolandia, che sarà pubblicata lunedì, dovrebbe vedere un calo non inferiore al 2% in maggio.
Nel complesso, prevedono gli economisti, il prodotto lordo della zona euro ristagnerà nel secondo trimestre, per poi crescere a un ritmo non superiore allo 0,3% nel terzo e nel quarto trimestre di quest’anno.
Per l’Italia, l’Isae stima un rimbalzino congiunturale in giugno (più 0,2%), ma seguito da un calo dello 0,6% in luglio. Poi c’è agosto, mese da sempre soggetto a sbalzi notevoli a causa della coincidenza con le ferie estive nelle grandi imprese manifatturiere. Sulla base di queste stime, l’Isae prevede che la produzione industriale italiana del secondo trimestre calerà dello 0,6% rispetto a quella dei primi tre mesi.
Secondo il Centro studi della Confindustria, un mini-rimbalzo in giugno è probabile, ma non tale da invertire la tendenza. La produzione del primo trimestre, stima il Csc, calerebbe dello 0,4% rispetto al primo. «L’insieme degli indicatori punta a un proseguimento della debolezza congiunturale nelle attività manifatturiere, in un contesto di continuo peggioramento dello scenario economico nazionale e internazionale», conclude la Confindustria.
Un quadro grigio, al quale non sfugge alcun settore produttivo. In maggio, i cali più sensibili hanno colpito la raffinazione del petrolio (meno 14,4% su base annua), l’industria del legno (meno 11,8%), quella estrattiva (meno 11,7), le lavorazioni di minerali non metalliferi (meno 7,8%), il tessile-abbigliamento (meno 4,6%), calzature e pellami (meno 5,7%). Alla preoccupazione degli industriali per i brutti dati di maggio si aggiunge l’allarme dei sindacati. La Cgil ricorda che la cassa integrazione è aumentata del 22% negli ultimi quattro mesi, e attribuisce la crisi produttiva alla diminuzione dei consumi interni. «Diventa fondamentale una massiccia redistribuzione a favore di salari e pensioni», aggiunge il sindacato. Ma la presenza contemporanea di rallentamento produttivo e prezzi in aumento, spaventa i guardiani della stabilità.
Nel Bollettino mensile distribuito ieri, la Bce sollecita la massima vigilanza sugli incrementi retributivi, e soprattutto sul ritorno ad automatismi salariali.

«Le ricadute - afferma la banca centrale di Francoforte - sarebbero negative - sull’occupazione e sulla competitività dei Paesi interessati». La Bce, spiega Lorenzo Bini-Smaghi, che fa parte del board a Francoforte, «non consentirà di trasformare gli aumenti di prezzi delle materie prime in inflazione permanente».

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