Mi sono accorto che è quasi un mese che non parlo di voi. Ed è grave, gravissimo. Perchè voi, lettori del Giornale e in particolare delle pagine di Genova e della Liguria, siete persone straordinarie. Che meritereste di essere coccolati, ringraziati, accarezzati tutti i giorni.
Perchè siete il valore aggiunto del nostro lavoro, qualcosa che vale di più di qualsiasi aumento di stipendio o di qualsiasi gratificazione istituzionale. Frase che scriviamo con la segreta speranza che i nostri amministratori, bravissimi a far di conto, non la usino come motivazione per non concederci aumenti di stipendio.
Però, è vero. Lettori come voi valgono immensamente di più di tutto. Perchè ogni giorno siete il valore aggiunto al nostro lavoro. Che già è il più bello del mondo, ma con un popolo come quello del Giornale è ancora più bello. Perchè ci fate sentire il vostro affetto in ogni istante e in ogni modo e, sinceramente, lavorare sapendo di avere degli amici e non dei semplici lettori è qualcosa che, ancor oggi, mi dà i brividi, la pelle doca e un leggero rossore sulle guance.
Nei giorni scorsi, è successo qualcosa che va oltre i brividi, qualcosa che sono capaci di regalarmi solo lo sguardo di mia moglie, i salti in pancia dei miei bimbi, la voce dei miei genitori. È venuto in redazione il professor Vincenzo Odello, un ginecologo che ha fatto nascere centinaia e centinaia di bimbi genovesi, splendido ultranovantenne che non dimostra assolutamente la sua età ed ha la memoria e la lucidità intellettuale di un ragazzino.
Quando mi ha citato alla perfezione il 3 novembre 2003, la data in cui ho iniziato questesperienza genovese - che non ricordavo più nemmeno io così bene - ho quasi tremato. E poi, è talmente vitale che, quando mulina il bastone, sembra Goldrake alle prese con lalabarda spaziale.
Ecco, il signor Vicenzo è venuto in redazione a fare la cosa più bella del mondo: rinnovare per lennesima volta il suo abbonamento al Giornale. Ma ne ha fatta unaltra ancor più bella: ha voluto conoscerci, salutarci, dare un volto alle firme che ama, regalarci il suo affetto. Quando è stato qua, quasi, si è scusato di averci rubato del tempo, ringraziandoci per il nostro lavoro.
Non so se gli farà piacere che lo faccia pubblicamente e che racconti sul Giornale questo incontro. Ma sono io, siamo noi, che ringraziamo il professor Odello per le emozioni che ci ha regalato. E con lui, una volta di più, tutti voi odelli.
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