Il professore: «Protesta pilotata anche da chi cavalca gli sprechi»

«Altro che movimento libero, trasversale e apartitico». Spartaco Pupo, 34 anni, ricercatore di Filosofia all’università della Calabria di Rende (Cosenza), dove insegna Storia della filosofia angloamericana, sente puzza di bruciato quando guarda alla strana alleanza tra studenti, baroni e amministratori locali contro la riforma Gelmini. «Mi domando perché quando Fabio Mussi tagliava i fondi all’università tutti quelli che in queste ore impugnano il megafono erano in letargo», dice da addetto ai lavori ma anche nel doppio ruolo di consigliere comunale di Alleanza nazionale a Rende.
Il movimento sostiene che questa riforma sia il colpo finale all’Università.
«E io insisto: dov’erano i capopopolo di oggi quando Mussi e Padoa Schioppa sottraevano fondi alla ricerca per favorire i camionisti? Dov’erano i ricercatori precari quando lo scorso novembre Prodi tagliava gli assegni dei dottorati di ricerca, che per fortuna furono aumentati di 40 milioni di euro l’anno grazie a un emendamento del centrodestra che mise in minoranza il governo?».
Vuole dire che la protesta è strumentalizzata?
«Basta guardare allo schieramento di uomini delle istituzioni, di governatori e sindaci che partecipano a marce e cortei in questi giorni. Vogliamo parlare del governatore della mia regione, Agazio Loiero, che ha marciato contro la Gelmini?».
Loiero dice «che non si può che stare dalla parte di chi lotta per salvare la scuola».
«Lui però ha stanziato ben 101 milioni di euro per l’innalzamento dei livelli di apprendimento degli studenti calabresi dando così ragione alla Gelmini sui limiti formativi dei ragazzi meridionali. Oggi solidarizza con chi chiede la testa del ministro».
Quei soldi però li ha dati, non li ha tolti.
«Sì, per recuperare in corsi della durata di appena trenta giorni un gap decennale. È stato solo un modo per spendere a pioggia finanziamenti dell’Unione europea. L’analisi è che i ragazzi sono dei somari e la scuola va cambiata».
Anche lei potrebbe essere accusato di partigianeria come esponente di An.
«Io ho una tessera di partito ma non tolgo a nessuno il diritto di studiare. E soprattutto non mi metto a fare l’agitatore».
A chi si riferisce quando parla di agitatori?
«A chi vuole instillare nei ragazzi influenze ideologiche. Franco Piperno, cofondatore di Potere operaio e oggi associato di Fisica della Materia, dice che vede analogie tra il movimento del ’68 e quello del 2008. Ma è proprio dal ’68 che arrivano le contraddizioni di questo sistema. I figli di oggi non uccidono affatto i padri - come professavano i sessantottini - ma li amano così tanto da seguirli nella carriera accademica, spesso nello stesso dipartimento».
Ce l’ha con Parentopoli?
«Il fenomeno dell’assunzione di figli di professori non è affatto estraneo alla mia Università. Ma non c’è solo Parentopoli. Ci sono rettori che modificano lo statuto pur di rimanere in carica per tre mandati di fila e Cda che varano l’aumento dell’indennità dei rettori. È quello che è successo nella mia università con Giovanni Latorre, candidato non eletto del Pd, che appoggia la protesta. Tutto legittimo. Ma allora gli sprechi dove sono?».


Vuole dire che nessuno si occupa di certi sprechi?
«Voglio solo ricordare che la mia università paga a chi la ospita, il comune di Rende, una tassa sui rifiuti per gli alloggi universitari dieci volte più alta di quella che pagano molte ville cittadine. Sono soldi sottratti ai ragazzi. Ma nessuno si ribella contro l’amministrazione».

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