La profezia portoghese sui giallorossi da scudetto «Vedrete che squadra...»

«L'invidia è come una palla di gomma, che più la spingi sotto e più ti torna a galla», scriveva Moravia. È degli anni 60, questa frase, ma sembra scritta a uso e consumo di José Mourinho che con le sue affermazioni e i suoi comportamenti spacca il mondo dello sport, e non solo quello. O con lui o contro di lui, non c'è compromesso. Al tecnico portoghese non importa avere amici fasulli, i ruffiani di professione, quelli che prima ti incensano davanti e poi ti sparano sulle chiappe, dipende dal venticello di giornata. Il tecnico portoghese è originale, provocatorio, non conosce la banalità, e chissenefrega se talvolta va fuori misura. Della retorica di certe dichiarazioni abbiamo le scatole piene. Logico che la partita con la Roma divenga una sfida Mourinho Vs Ranieri o viceversa per il passato comune sulla panchina del Chelsea e le dichiarazioni estive al calor bianco.
Ma fate attenzione. Del tecnico romano non ha detto solo peste e corna, tutt'altro. In agosto non ebbe riguardi. Riascoltiamo la provocazione: «Ranieri? A quasi 70 anni ha vinto solo una Supercoppa, una coppetta. Non ha mai vinto trofei importanti. Forse ha bisogno di cambiare la sua mentalità, ma è troppo vecchio per farlo». E poi: «Io sono una persona molto esigente con me stesso, ho bisogno di vincere per essere felice, per avere la sicurezza che tutte le cose stiano andando bene, anche per questo ho vinto tanto nella mia carriera. Lui ha 70 anni e ha vinto poco». Punto e a capo con ritorni tanto puntuali quanto eleganti del collega romano e romanista. Del genere: «Dall'alto dei miei 70 anni (in realtà ne ha compiuti 58 lo scorso ottobre, ndr) e quindi della mia saggezza, mi complimenterò con lui quando vincerà qualcosa anche in Italia».
Il canovaccio cambiò alla vigilia della partita d'andata. In quell'occasione Mourinho, con parole che oggi possiamo definire profetiche, ricoprì di elogi la Roma di Ranieri. Ecco gli spunti più interessanti: «La classifica non è veritiera, si affrontano due squadre che lotteranno per lo scudetto, fidatevi di me. I 14 punti di distacco tra noi e loro non dicono la verità sul reale valore della squadra giallorossa. A me sinceramente piacciono molto i giocatori che ha Claudio, un uomo che rispetto come persona e come allenatore. E che conosce a memoria il 4-4-2». Al di là della frecciata verso un collega ritenuto capace di giocare in un modo solo, il coach vide nel futuro: a distanza di 19 partite il distacco s'è ridotto a 4 punti coniugando lo spettacolare filotto della Roma con i troppi passi falsi della sua armata. Chissà se la pensa ancora allo stesso modo...
Di una cosa è sicuro, Mourinho. Della possibilità di chiudere il campionato a Roma, magari con una partita simile a quella disputata qualche giorno fa a Londra, nella tana del Chelsea. Dove i suoi uomini, escluso il solito emarginatissimo Balotelli, dimostrarono di essere un gruppo prima ancora di una squadra aiutandosi gli uni con gli altri con un'intensità perfino inusuale. A Stamford Bridge si affermò una Grande Inter. Ma per la stampa di mezzo mondo fu Mourinho a trionfare «con un coraggio sconosciuto a tanti suoi colleghi», aggiunse il Times. Ovvio il riferimento alle tre punte e al trequartista, schierati tutti insieme, a quel modulo che il coach portoghese ha in animo di schierare anche all'Olimpico (Sneijder è ancora in dubbio, Stankovic rientra dalla squalifica) per vincere e possibilmente stupire, anzi l'inverso, stupire e vincere.
Cosa volete. È lui il valore aggiunto dell'Inter. Il Barcellona ha Messi e Ibrahimovic, il Real Madrid si coccola Cristiano Ronaldo, il Manchester United applaude Rooney.

L'Inter gode di Mourinho e con Mourinho. Quando si dice la diversità. Ne ha preso atto pure Moratti che ci rimane male quando non trova sotto lo studio una selva di microfoni e telecamere, ma ci ha fatto il callo. Almeno lui non ha invidia di Mourinho.

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