Rischia di finire alla sbarra lex numero uno di Unicredit Alessandro Profumo, accusato della presunta frode fiscale da 245 milioni collegata alloperazione di finanza strutturata conosciuta come «Brontos». Il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha infatti chiesto il rinvio a giudizio del banchiere genovese e di altre 19 persone, tra cui alcuni manager ed ex manager di Piazza Cordusio e tre dirigenti della londinese Barclays.
Secondo laccusa gli imputati avrebbero frodato il fisco al fine di arricchire Unicredit e nellinteresse stesso della banca. In particolare, laccusa per tutti è «dichiarazione fraudolenta» dei redditi con ostacolo alle indagini, per ipotesi di reato che arrivano fino al settembre del 2009.
Immediata la replica di Profumo che ieri si è detto «felice» che «finalmente la vicenda» Brontos e il proprio operato «possano essere serenamente oggetto di giudizio». Il banchiere, che ha lasciato Unicredit con una buonuscita di 40 milioni, sottolinea la propria fiducia nella giustizia e si dice certo «che avrò (finalmente e quanto prima) la possibilità di chiarire linsussistenza del fatto e qualsivoglia mia pretesa personale responsabilità». Profumo, stando al capo di imputazione, avrebbe approvato la realizzazione delloperazione Brontos, «apponendo la propria sigla sulle richieste di approvazione dellinvestimento», il primo marzo del 2007, il 9 aprile del 2008 e il 7 novembre del 2008.
Si tratta di un reato tributario: il banchiere è coperto dalla «manleva» concessa da Unicredit per leventuale sanzione pecuniaria, ma tra le pene previste figura anche la reclusione da 18 mesi a 6 anni. Poichè il reato ipotizzato ha avuto inizio nel 2007, è comunque vicino alla prescrizione.
In sostanza Unicredit, sfruttando le pieghe della normativa, avrebbe investito su titoli di Stato dei Paesi emergenti attraverso il filtro di alcune banche estere così da ottenere profitti lontani dai radar del fisco italiano: una serie di passaggi con alcune scatole lussemburghesi controllate da Barclays trasformavano il profitto in dividendo di operazioni finanziarie, quindi soggetto a una aliquota fiscale più bassa. Nel 2010 lAgenzia delle entrate ha messo nel mirino per operazioni similari anche la Banca Popolare di Milano, il Banco Popolare e il Credito Emiliano. Nei mesi scorsi il pm aveva chiesto e ottenuto dal gip il sequestro di 245 milioni di euro, lequivalente della presunta frode, a carico di Unicredit, con un provvedimento che non aveva precedenti.
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