Pronti, via: Chiara Boni immagina Milano

Pronti, via: Chiara Boni immagina Milano

Daniela Fedi

Chiara Boni è una donna e una stilista di rara intelligenza. Così invece della solita sfilata ieri sera ha organizzato un evento d'arte alla galleria Visconti di Corso Monforte. La mostra intitolata LA NUOVA MILANO - One Dress Many Thoughts offre spunti di riflessione sulle milanesi di oggi: non più «sciure» con le meches, ma donne d'ogni razza, cultura, aspetto fisico, età e condizione sociale. L'unico denominatore comune tra le 21 signore fotografate personalmente da Chiara è un vestito nero, l'intramontabile modello che non a caso ha scelto anche come nome del suo marchio: «La Petit Robe». Visto che dietro a ogni donna c'è un pensiero diverso, l'abito cambia di conseguenza. Sulla cantante lirica italiana ha qualcosa di melodrammatico, diventa molto sinuoso sull'insegnante di danza per metà svedese e per il resto ivoriana, aggressivo sull'esperta in piercing e risoluto sulla problem solving di origine siriana. Insomma sono le donne a fare i vestiti che indossano, non certo gli stilisti. Chiarissima anche l'idea del nuovo melting pot cittadino perché tra le 21 milanesi c'è una regista armena, una buttafuori tunisina, una ristoratrice cinese la cui famiglia vive qui da quattro generazioni e Sasha, studentessa al corso di sartoria teatrale della Scala che è di razza Yakouta perché proviene da una popolazione al confine tra Russia e Mongolia. Il resto è moda, una gran bella collezione per l'inverno prossimo.
Così, quando meno te lo aspetti, quando tutto fa pensare che il tempo di sognare e di emozionarsi si sia avvizzito, accade che nuovi, inaspettati impulsi ridimensionino le cose e facciano tornare tutto al suo posto. Il merito è quasi sempre dell'arte, nel senso più ampio del termine. Se si smettesse di considerare la moda, la fotografia, il design, il cinema, la musica, la pittura, le arti in generale, compartimenti stagni e patrimonio esclusivo di pochi eletti, si riuscirebbe a vedere, a toccare la pasta di cui sono fatte, la loro permeabilità, la capacità che hanno - democratica e controcorrente - di amplificarsi a vicenda e di avvicinare un pubblico eterogeneo e desideroso di farsi coinvolgere. Sarà per questo che gli eventi frutto di discipline differenti mixate tra loro, sono tra i più raffinati, applauditi e riusciti in assoluto, bandendo la monotonia di tutto ciò che, magari è anche bello, ma sterile perché fine a se stesso.
Prendiamo, per esempio, una sfilata. Negli stessi giorni della settimana della moda milanese, che di sfilate ne prevede 72, si svolge anche White, importante salone internazionale, che domenica 26 febbraio sponsorizza lo show della guest designer cinese Uma Wang in uno dei luoghi più suggestivi in città: la maestosa Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, unico ambiente sopravvissuto al bombardamento del '43 e lasciato volutamente semidistrutto, a futura memoria di ciò che le guerre portano con sé. La rappresentante più quotata del panorama stilistico cinese è stata notata anche da Swatch e scelta per realizzare la nuova collezione di orologi Art & Fashion, uno dei vanti del colosso svizzero, a cui hanno contribuito artisti del calibro di Keith Haring, Mendini, Mimmo Rotella, Yoko Ono… Moda, arte e design: tra grandiose e toccanti sculture, ai polsi delle modelle sfileranno anche i due Gent disegnati dalla Wang, uno dei quali riprende addirittura una stampa tradizionale della provincia di Yunnan, nella Cina sudoccidentale. L'ingresso alla sfilata è su invito, ma i New Gent «Pure Fabric» e «Pretty Bohemien» saranno acquistabili da tutti nelle boutique Swatch a partire dal primo di aprile.
Un'altra commistione speciale è alla base dell'evento che vedrà l'inaugurazione, il 24 febbraio, di Corridor and Stairs, nuovo progetto culturale di Mauro Grifoni, marchio vicentino nato nel 1992 come piccolo laboratorio di camiceria artigianale e oggi artefice di total look per uomo, donna e bambino, dall'eleganza sussurrata e mai plateale. C&S è uno spazio dalla conformazione insolita: si presenta come un lungo corridoio e quattro piani di scale, una sorta di spina dorsale culturale in via Santo Spirito 17, nel cuore pulsante di Milano. D'ora in poi offrirà alla città, a cadenza regolare, piccole mostre dedicate alla fotografia di moda. Debutterà con «bizarre, colorquake, flamboyant, personalities, allure», un cameo dedicato alla personale «Diana Vreeland after Diana Vreeland», che sarà ospitata a Palazzo Fortuny di Venezia dal 10 Marzo al 26 Giugno. Fino al 6 aprile lo spazio si animerà di una serie di parole amate dal leggendario direttore di Vogue America, da memorabili immagini e momenti fotografici.

Per l'occasione Mauro Grifoni, che è anche partner della mostra veneziana, ha lanciato una serie limitata di T-shirt con le 5 parole che danno il titolo alla preview. Speriamo siano in tanti, durante questa frenetica settimana, a ricordare almeno uno dei proclama della Divina: «La moda deve essere la liberazione dalla banalità del mondo».

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