«Chiedo scusa a tutti e soprattutto ai bambini del campo. Chiedo scusa a tutta la gente del quartiere per la rabbia che ha suscitato la mia bugia. La colpa è solo mia e chiedo scusa anche al ragazzo che sabato pomeriggio era con me e che ho coinvolto. Vorrei soltanto poter dimenticare». Torino, il giorno dopo il raid contro il campo nomadi alla Cascina Continassa, la ragazza di sedici anni che mercoledì scorso aveva accusato due rom di averla stuprata innescando una «caccia allo zingaro» mette nero su bianco i suoi sensi di colpa. E dopo aver confessato agli inquirenti che quella violenza era soltanto una bugia, un modo per evitare di dire alla sua famiglia che aveva avuto rapporti sessuali prima del matrimonio, ora lo dichiara a tutta la città con una lettera aperta. Contro di lei però cè già un procedimento per simulazione di reato. Erano bastate poche parole laltra sera per far esplodere la rabbia: grida, bastoni, torce e poi le fiamme. Un pretesto per scatenare linferno contro i «responsabili» di quellabuso. «Sono stati due nomadi. Ne sentivo la puzza addosso», così aveva detto lei.
Mentre due uomini di 52 e ventanni, residenti nel quartiere popolare delle Vallette, dove abita la ragazza, sono stati arrestati per danneggiamento aggravato dopo che la fiaccolata di solidarietà è degenerata con il rogo alle baracche dei nomadi, al vaglio degli inquirenti ci sarebbe un gruppo più nutrito di persone che avrebbero sfogato la loro rabbia contro il campo alla Cascina Continassa, proprio alle spalle dello Juventus Stadium. Le indagini dei carabinieri si stanno concentrando anche negli ambienti della tifoseria juventina più estrema che avrebbe scritto il volantino fatto circolare poco prima del raid. Un grappolo di venti, trenta e che con tecniche tipiche degli ultrà violenti, hanno brandito bastoni e scandendo slogan hanno dato fuoco alle baracche dei romeni.
A quella del sindaco Fassino e del ministro dellIntegrazione Riccardi, si è aggiunta la condanna del ministro dellInterno Cancellieri: «Non si fa giustizia da soli. Nulla, neppure la rabbia e lemarginazione può giustificare quellassalto».