Protestano i genitori dei disabili

Gli operatori sanitari «okkupano» i centri di assistenza assieme ai parenti degli utenti

Francesco Bisozzi

Nei centri di assistenza dell’associazione «Anni Verdi» la situazione sembra ormai essere sfuggita di mano. A farne le spese non sono solo gli operatori sanitari, strozzati da quattro mesi di stipendi arretrati, ma anche e soprattutto i mille disabili rimasti senza trattamento. Al punto che i genitori degli utenti, giunti all’esasperazione, hanno deciso di occupare le strutture insieme ai lavoratori. «La sospensione dei servizi offerti fino a ora - si legge in un comunicato diramato ieri mattina dalle famiglie degli assistiti - crea gravi problemi. I nostri ragazzi sono affetti da handicap gravissimi e non è giusto che rimangano segregati in casa privi di assistenza». A mandarli su tutte le furie, l’indifferenza mostrata dal Campidoglio fin dal principio: «Il sindaco Walter Veltroni si è disinteressato della vertenza che ha coinvolto l’associazione, i pazienti e i loro familiari. I nostri figli non sono cittadini di serie B, perciò gradiremmo al più presto un suo intervento».
Oltre all’atteggiamento noncurante del Comune, lascia esterrefatti il modo approssimativo con il quale si è tentato di risolvere la faccenda in questi ultimi giorni. Il provvedimento sulla requisizione delle strutture gestite da «Anni Verdi», emanato lo scorso venerdì dal Prefetto Achille Serra su richiesta dell’assessore regionale alla Sanità Augusto Battaglia, semina punti interrogativi. Invece di assicurare la continuità terapeutica ponendo le attività e gli organici dell’associazione sotto la gestione della Regione e delle Aziende sanitarie locali, ha portato all’interruzione improvvisa dei servizi fin qui erogati. Tommaso Berardi, presidente uscente dell’associazione, spiega perché: «Il provvedimento non è stato attuato nelle forme legali. Il Prefetto lo avrebbe dovuto inviare al Questore, incaricandolo di prendere possesso delle strutture e di compilare un inventario e un verbale di consistenza da consegnare alla Regione. Solamente al termine di questa prima fase le Asl ottengono il mandato dalla Regione. Adesso siamo in attesa che succeda qualcosa. Il personale delle Asl presente nei centri di assistenza non è ancora operativo. E, nel frattempo, il servizio da parte nostra è stato interrotto». Serve una risposta in tempi brevi: oltre ai centri diurni sono stati chiusi anche quelli a tempo pieno, dove l’interruzione delle prestazioni assistenziali rischia di diventare una questione di vita o di morte.
A distanza di una settimana viene da chiedersi quale sia stata l’urgenza di un provvedimento del genere. Secondo Mauro Lancillotti, fino a pochi giorni fa presidente onorario di «Anni Verdi», la situazione è peggiorata. Dello stesso avviso Tommaso Berardi: «La sospensione dei servizi è la diretta conseguenza della decisione presa dal Prefetto il 7 luglio, quando gli abbiamo comunicato di voler procedere alla messa in liquidazione dell’associazione perché era venuto a mancare il rapporto di fiducia con la Regione. Invece di starci a sentire ha optato per una liquidazione coatta. Noi, al contrario, prevedevamo tempi decisamente più lunghi. Tra una liquidazione volontaria, come quella che avevamo in mente, e quella messa in atto dalla Prefettura, c’è una grande differenza».


Non rimane che sperare che le parole del consigliere delegato alle Politiche dell’handicap non siano campate in aria: «La vicenda di Anni verdi è drammatica, non si possono trattare i ragazzi disabili come pacchi. I soldi della Regione devono essere investiti in questo settore in modo trasparente».

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