Roma

Psicanalisi e birra con McPherson

Binasco porta sulla scena i malinconici clienti di un pub dell’Irlanda rurale

Laura Novelli

Quanto più colpisce de La chiusa, apprezzabile lavoro del trentacinquenne Conor McPherson ora in scena al teatro India con regia di Valerio Binasco, è la sua tensione a un realismo costantemente messo in crisi, proiettato su linee di fuga che aprono la situazione, viceversa, ad un «antirealismo» disarmante e disperato. Siamo in un pub di un piccolo villaggio dell’Irlanda rurale. Una sera come tante, mentre fuori fa un freddo cane, tre clienti abituali del locale e il giovane gestore (molto bravi ci sono parsi Ugo Maria Morosi e Davide Lorino, ma buona è pure la prova di Gianluca Gobbi ed Enzo Paci) si ritrovano a trascorrere il tempo tra boccali di birra e storie che sembrano attinte alla Antologia di Spoon River. Uno dei tre ha portato con sé una giovane donna bionda, giunta in paese da poco e dal passato misterioso. I dialoghi si stemperano lentamente, via via che l’alcool va giù come acqua, che i corpi si avvicinano, che la voglia di parlare diventa necessità. Dapprincipio sembra che sia l’ambiente stesso a generarli (di stampo naturalistico le efficaci scene di Guido Fiorato nelle quali Binasco costruisce una regia calibrata e attenta soprattutto alle sfumature interpretative), ma basta poco per capire che queste storie di fantasmi e di morti servono, piuttosto, a sbiadire la realtà, a ingannarla, a trovare un appiglio «altro» per sopravvivere. Ognuno col suo dolore; ognuno col suo disagio. Non è un caso che la bella Valerie (Lisa Galantini, misurata e lontana da note patetiche) abbia anche lei il suo «scabroso» segreto: una tragedia personale da «ridire» ancora una volta a se stessa. È, anzi, proprio nel momento di questa angosciata confessione che il bel testo di McPherson rinuncia definitamene alla coralità e agli accenti realistici dell’inizio per farsi monologo intimo, visione ultramondana. Scopriamo così che la donna ha perso una figlia di cinque anni (affogata mentre nuotava in piscina) e che la bambina a volte torna dall’aldilà chiedendo aiuto alla mamma. Scopriamo, in definitiva, che nulla mai può dirsi certo e definitivo. Che anche un pub di campagna può trasformarsi in un set analitico predisposto a scandagliare le paure più feroci dell’animo umano.
Repliche fino a domani.

Informazioni 06/684000346.

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