Spinti dall'entusiasmo, e da un tamburello inesorabile, simbolo percussivo di una musica dai poteri ipnotici: per il secondo anno consecutivo esplode a Milano la «Notte della Taranta», il festival di musica popolare pugliese in cartellone domani e domenica al Papaya Beach Club, nei pressi dell'Idroscalo (circonvallazione Segrate, dalle ore 19 alle 23, ingresso 15 euro due date, 10 euro una data, info: 393-3370447). La dimensione della discoteca all'aperto immersa nel verde si rivela perfetta per l'occasione, essendo la taranta un genere musicale che prevede un febbrile coinvolgimento fisico e danzante del pubblico. A seguito del consenso della scorsa stagione, «La Taranta a Milano» - questo il titolo ufficiale della rassegna - ripete la formula, in equilibrio tra festival musicale e mini-fiera culturale: nel corso della serata il pubblico potrà infatti prestare orecchie alla musica e palato ai prodotti gastronomici pugliesi disponibili nei vari stand dislocati attorno al palco. Un tuffo ritmico e sensoriale in una terra che in Milano ha trovato storicamente un «avamposto» accogliente, forse per quella vecchia storia della «Puglia operosa», dello stare mai con le mani in mano: «La Taranta a Milano» cerca di riprodurre in parte la formula dell'analoga e più antica notte salentina, quella di Melpignano, che da anni anima le serate culturali estive nel Sud della Puglia, tanto da attirare l'attenzione di un musicista attento alle commistioni culturali come il virtuoso ex batterista dei Police, Stewart Copeland. Ritmo, dunque, ma non solo come rivela Daniele Sepe, saxofonista e compositore napoletano da anni affascinato dalla taranta, e protagonista domenica 14 del maxi-concertone insieme con Officina Zoé e Sciacuddhuzzi: «La Taranta è musica magica, è ipnosi - spiega -. Anticamente aveva una funzione rituale: coinvolgeva la piazza e la sua gente, curava la sfiducia e lo stress per una vita, quella dei campi, durissima. Insomma, era lo psicologo dei poveri». Una musica irrequieta, scattante, avvolgente, spinta dagli strumenti acustici, dalla fisarmonica e da una percussività ossessiva: «Copeland ne è rimasto stregato - spiega ancora Sepe - ma non so se abbia un senso sradicare certa musica dal suo habitat. Anche se la commistione tenta sempre: io sono nato dal jazz e dalla musica di Frank Zappa, e la stessa taranta ha parenti affini in Spagna, Grecia, Tunisia: cambia solo il modo di utilizzo della musica. Per quanto mi riguarda, sono partito dall'amore per l'America e sono tornato alle radici. Tanti miei colleghi napoletani hanno fatto il processo inverso, hanno fuso la musica della loro terra con il blues d'America». L'approdo a Milano di Daniele Sepe non è nuovo: «Sono venuto qui centinaia di volte, è da sempre una città aperta, cosmopolita, pronta a recepire. Per un musicista, di qualsiasi genere, suonare a Milano è sempre motivo di soddisfazione».
La prima serata della «Taranta a Milano» avrà come protagonisti il Canzoniere Grecanico Salentino, storico gruppo di ricerca della tradizione salentina, e Lou Dalfin, altrettanto storico gruppo della tradizione occitana (da venticinque anni sulla breccia), vincitore del Premio Tenco 2004 per il miglior album dialettale.Il festival, ed è una buona notizia, sostiene il progetto «Le Case del Sole« di Terres des Hommes: aiuto ai bambini che vivono nelle zone più depresse del mondo, tra violenza, droga abbandono.