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Un «Pupone» così vada in nazionale

No, lo scudetto non è una faccenda che riguarda soltanto l’Inter. Certo i nerazzurri restano i favoriti. Anche ieri sera, sul difficile campo del Palermo, hanno dato una prova di forza, compattezza, maturità. Ma alle loro spalle preme con grandissima veemenza la Roma di Francesco Totti. Un Totti in spolvero come non lo si vedeva da tempo. Un Totti che corre, che segna, che fa segnare, che detta i tempi e i ritmi che hanno consentito alla Roma di travolgere in una settimana prima il Catania e, ieri, la Sampdoria. La squadra di Spalletti non è soltanto Totti, ma senza Totti non avrebbe alcuna possibilità di contendere all’Inter la vittoria finale.
Ed è per questo motivo, per il luccichio che emana da questo Supertotti tirato a lucido, che vogliamo tornare sulla ormai trita questione che riguarda i rapporti fra il capitano giallorosso e la nazionale. Che non è un rapporto che riguarda soltanto Totti e Donadoni (che un Totti così deve convocarlo) ma che coinvolge tutti, dalla federcalcio ai tifosi. Può la nazionale azzurra rinunciare a un Totti così? E Totti può continuare a dire che deciderà lui quando rientrare? La risposta, è implicito, è un «no» doppio, un «no» grande come una casa. Anche perché il Pupone ieri ha segnato uno spettacolare gol al volo (il suo secondo contro la Sampdoria, il quarto della Roma, è stato lui ad aprire e chiudere la pratica blucerchiata) proprio col piede, il sinistro, infortunato (meglio sarebbe dire col piede guarito).
Oltretutto se c’è un creditore nel rapporto Totti-nazionale non è sicuramente il giocatore giallorosso. Nel banalissimo conto del dare e dell’avere è in rosso la squadra azzurra. In parole povere Totti deve qualcosa alla nazionale italiana. Le sue apparizioni, nei momenti che contano, europei e mondiali, non sono certo state finora memorabili. Anche in Germania la squadra azzurra ha dato a Totti più di quanto Totti abbia dato alla squadra azzurra. Oseremmo dire che anche il suo recupero prodigioso è, probabilmente, merito della nazionale e di Lippi. L’ex commissario tecnico, ricordate, convocò Francesco per i mondiali suscitando molte perplessità proprio per le condizioni fisiche del giocatore. Marcello Lippi lo ha buttato nella mischia, lo ha fatto giocare, lo ha costretto ad osare e rischiare sicuramente più di quanto il Pupone avrebbe fatto nella bambagia romana e romanista. E se oggi Totti ha ripreso a giocare da fenomeno lo si deve certamente anche agli sforzi e ai rischi cui si è sottoposto in Germania.
Comunque, gira e rigira, alla fine restano i reduci tedeschi i più affidabili della compagnia azzurra; Donadoni che di giovani ne ha provati tantissimi se lo ricordi. Non a caso oggi Cannavaro ricevrà il Pallone d’oro di «France football», l’oscar del calcio strappato dalle mani di Buffon negli ultimi giorni. Ma tutti i «reduci», non solo Cannavaro e Buffon, da Zambrotta a Materazzi, da De Rossi a Perrotta stanno crescendo e tornando ad alti livelli di rendimento. Quella squadra aveva patito l’assenza del Totti che stiamo vedendo ora in campo, ma era riuscita comunque a diventare campione del mondo.

Con questo Totti si potrebbe di nuovo andare molto lontano.

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