Marcello Foa
Dalla paura del grande freddo allillusione di un eterno tepore. In solo ventiquattrore la Russia ha mostrato allUnione Europea tutto il suo potere. Ha chiuso i rubinetti di gas allUcraina, ha atteso che Kiev trattenesse per sé una parte delle forniture destinate ai mercati occidentali, ha assistito alla sequenza degli angoscianti annunci dei governi Ue, sullimprovvisa e forte diminuzione di energia proveniente dalla Siberia: -24% in Italia, -30% in Francia, -40% in Ungheria, -50% in Serbia, completamente a secco la piccola Moldova. Ma poi, nel tardo pomeriggio, ha rassicurato tutti: da oggi la Gazprom ripristinerà la pressione «come da contratti» con i clienti europei, sopperendo a quelli che ha definito «prelievi illegali» da parte delle autorità ucraine.
Non cè che dire: il Cremlino sta gestendo con grande spregiudicatezza la prima crisi internazionale del 2006. È Putin ad imporre i tempi di uno scontro allapparenza economico, ma in realtà politico. E che presenta alcuni punti oscuri. Ieri sera tra i Venticinque prevaleva il sollievo e un cauto ottimismo, ma più di un esperto faceva notare che non ci sono certezze che laumento di 95 milioni di metri cubi finisca davvero a destinazione. Come dire: Kiev potrebbe aumentare proporzionalmente le trattenute di gas, ammesso che davvero si sia già servita. E qui sprofondiamo nei misteri slavi. Laccusa russa è precisa e circostanziata, formulata, tra laltro, da uno dei fedelissimi di Putin, il vicepresidente di Gazprom Aleksander Medvedev. Ma altrettanto netta è la smentita di Kiev, espressa da un fedelissimo del presidente ucraino Yushenko, il ministro dellEnergia Ivan Plackov: «Stiamo usando le nostre riserve, non ci sono state detrazioni non autorizzate». Non ancora, perlomeno, «Se il termometro andrà sotto zero, a meno tre o a meno cinque gradi centigradi, consumeremo il gas russo che riceviamo in pagamento del transito, in conformità con le esistenti condizioni contrattuali». Ovvero a una «tassa di passaggio» in natura pari al 15% del flusso diretto in Europa.
Chi sta mentendo? Kiev per non alienarsi le simpatie occidentali o Mosca per screditare lex alleato ucraino? E ancora: fino a quando Mosca pomperà gas in eccesso? Medvedev è stato chiaro: «Questa situazione non durerà in eterno». Il messaggio è chiaro e per nulla rassicurante: tra qualche settimana o forse solo qualche giorno, la Ue potrebbe dover fronteggiare una nuova crisi energetica. Ed è chiaro, a questo punto, che la soluzione dovrà essere trovata con il consenso e la partecipazione delle altre potenze internazionali. I termini della questione sono noti: la Russia pretende che lUcraina paghi il gas a prezzi di mercato (230 dollari per mille metri cubi) e non più a quelli calmierati (50 dollari), che Mosca accorda ai Paesi amici. Siccome Kiev, dopo la Rivoluzione arancione, amica non lo è più, deve adeguarsi. E chiedere aiuto agli amici occidentali, che però sono prudenti. Domani a Bruxelles si svolgerà una riunione degli esperti dellUnione europea; gli ambasciatori continentali hanno moltiplicato i contatti con le diplomazie di Kiev e Mosca e, parallelamente, gli appelli «alla ragionevolezza». Il Paese che più si è sbilanciato è la Germania. Lex cancelliere Schröder era molto amico di Putin e proprio a lui recentemente la Gazprom ha proposto un sontuoso posto dirigenziale in una consociata. Ma ora a Berlino comanda la Merkel, che ha avvertito il Cremlino: «I tagli alle forniture di gas possono compromettere i rapporti economici con lOccidente». Sorprende la prudenza di Washington, grande sostenitrice di Yushenko.
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