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«Qualsiasi ferita si sana con l’affetto»

Far conoscere a un figlio adottato i propri genitori naturali può essere traumatizzante per un adolescente o un giovane adulto? Diego Luparelli, psicologo e docente alla scuola di specializzazione di Padova, non pensa sia un percorso troppo doloroso. Ma ad alcune condizioni.
Quali professore?
«La coppia adottiva deve essere forte ed equilibrata, in grado di trasmettere affetto e serenità».
Se le condizioni sono queste, un incontro con il passato come sarebbe accolto da un giovane?
«La cosa è molto soggettiva ma un ragazzo è in grado di valutare correttamente la situazione».
In che modo?
«Ogni bambino adottato ha un passato ferito e quello che conta per lui è il presente».
Cioè i genitori adottivi?
«Esatto. Ha fatto scuola la storia di quella bambina sudamericana che era stata adottata illegalmente da due italiani. Una volta smascherati la piccola era stata affidata a un'altra coppia, ma lei alla maggiore età è ritornata da chi l’aveva accolta e allevata da piccola».
Dunque, scoprire le origini diventa quasi un fatto storico.
«Soprattutto per le adozioni internazionali, è più un viaggio alle origini di cui un ragazzo ha bisogno».
E questo non avrà alcuna conseguenza sulla sua psiche?
«A condizione che ci siano le condizioni affettive, educative e di crescita. Questo bambino, insomma, deve avere sviluppato la propria personalità».
E un incontro con il passato a distanza di 20-30 anni dalla nascita ha senso?
«No, non ce l’ha.

La nostra legge, quando un bambino è diventato adottabile, le tracce dei genitori naturali si perdono, perché la madre naturale lo disconosce per sempre».

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