Oggi parliamo di Garrone. Ma non per commentare la sua dichiarazione di guerra a Matarrese, di cui potete leggere tutti i particolari a fianco, e nemmeno dellidea di uno stadio nuovo a Genova. Personalmente, credo sia unidea non percorribile, per una serie di motivi: in primo luogo, perchè il Ferraris è uno stadio talmente bello da rendere difficile anche solo pensare allaffiancamento con unaltra struttura; poi, perchè penso che i complessi polifunzionali sportivi privati abbiamo possibilità di esistere solo in realtà straniere, come Inghilterra e Olanda, mentre in Italia sono destinati a fare una brutta fine, come dimostra la triste storia di Reggio Emilia; infine, perchè mi fa troppo orrore vedere il pasticcio degli stadi a Torino - realtà in qualche modo assimilabile a quella genovese - con il Delle Alpi sempre più simile a una cattedrale nel deserto. Eppure, anche se penso che sarebbe folle se anche un solo centesimo di provenienza pubblica finisse in un nuovo stadio, ho il totale rispetto delliniziativa privata. E se Garrone ci crede, è giusto che vada avanti.
Ma, dicevo, non voglio parlare di sport, nè di Sampdoria, nè dellabisso che separa la signorilità e la cortesia di Garrone dai metodi di chi, nel mondo blucerchiato, non sopporta le critiche e le voci non asservite al pensiero unico autorizzato e alle veline bogliaschine. Roba da Franti.
Oggi voglio parlare di Garrone. Nel senso del libro Cuore. Perchè, al di là delle vicende sportive, Duccio si conferma un grande genovese, probabilmente il più grande, quando cè di mezzo, oltre che limpresa, la solidarietà, la capacità di condivisione con chi ha meno, il cuore. Un vero gigante, lui che proprio altissimo non è.
È una storia che mi piace raccontare in questo spazio e su queste pagine, perchè - anche quando si parla di bimbi - ci state dimostrando, come sempre, di essere un popolo straordinario. Lo dimostrano le valanghe di lettere su Maria, che continuiamo a pubblicare oggi. E continueremo a farlo nei prossimi giorni.
Quando serve, Garrone è come Valentino Rossi in una telecronaca di Guido Meda su Italia 1. Garrone, cè. Lha dimostrato in mille modi: dallintervento per il Carlo Felice alla Fondazione Edoardo Garrone. Quando il cuore chiama, lui cè. Ma il vero salto di qualità lha fatto con Make-a-wish, lassociazione che ha la sua sede nazionale a Genova e che ha come ragione sociale la realizzazione dei desideri dei bambini malati. Uno, quello di un bimbo di Castellaro, nellimperiese, lha raccontato laltro giorno la nostra Maria Vittoria Cascino in un articolo che sprizzava amore da ogni goccia di inchiostro. Era un sogno bellissimo: non incontrare un calciatore o un cantante, non avere il gioco più bello per sè, ma condividere la propria festa - la più bella delle feste - con tutti i bimbi del proprio paese. Castellaro, per lappunto.
Ecco, io credo che per finanziare unassociazione simile, fra tante che ce ne sono in giro, ci voglia davvero unumanità particolare.
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