Quasi perfetta è uno spettacolo sullanoressia, un progetto nato da «Quelli di Grock», un testo che ha avuto una gestazione lunga (due anni circa), scritto da Valeria Cavalli. Indispensabile (e cercato), è stato il contributo professionale della dottoressa Maria Barbuto, psicanalista di Aba, associazione creata nel 1991 che si occupa di alcune «malattie dellamore» come obesità, anoressia e bulimia.
Quasi perfetta è in scena al Teatro dellElfo da martedì al 10 luglio, con Giulia Bacchetta protagonista, la regia di Claudio Intropido e le musiche originali di Gipo Gurrado, giovane musicista parte integrante della compagnia.
«Noi teatranti potevamo portare il nostro senso artistico nellaffrontare questo tema, ma eravamo carenti dal punto di vista scientifico - dice Valeria Cavalli - e così abbiamo lavorato insieme alla dottoressa Barbuto. È stato un incontro vero, che ci ha impedito di cadere nella retorica, ci ha fatto aggiustare il tiro, esprimendoci nel modo giusto, nel rispetto totale del teatro, perché di spettacolo si tratta, e non abbiamo mai pensato di presentare un documentario».
«Lo considero un bellesperimento - aggiunge Maria Barbuto - dimensione artistica e specialistica fuse. È uno strumento che nasce soprattutto per un pubblico giovane, un testo dove si mettono in luce gli elementi focali della genesi di questo disturbo e la sofferenza viene nominata, nominato il suo contenuto reale, senza idealizzazioni. La storia che Giulia racconta in scena contrasta quei siti Internet americani che propongono il decalogo dellanoressia esaltando la malattia, che spingono gli adolescenti a nascondere il loro disagio alla famiglia, a occultare il corpo. Un discorso perverso sullanoressia come ideale».
Ma qui in scena non si vede un corpo malato, sofferente, debilitato. Lattrice suggerisce soltanto lidea della magrezza, unevocazione di presunta perfezione.
Giulia Bacchetta è Alice, una donna che ha vissuto quel problema e lo racconta, lo rivive. Le sue parole danno forma a una madre competitiva e a un padre distante, a unamica, a un amore inutile, ad Adele, la portiera del palazzo dove abita Alice. Lei porterà la ragazza a trovare il coraggio per chiedere aiuto. «Non volevamo parlare dellanoressia in maniera scontata e televisiva - ha detto Claudio Intropido - dovevamo raccontare una storia che riguarda un disturbo della sfera relazionale e abbiamo lavorato tanto sulla parola quanto sulla fisicità. Per unora Giulia-Alice parla continuamente. Le parole sono state pesate, per capire come dirle. Lei entra in tutti i personaggi evocati, facendo un lavoro molto legato al corpo. Ci interessava puntare sulla semplicità, la leggerezza, lemotività. La scena è essenziale: una pedana un po inclinata, un secchio, una sedia, la rete di un letto».
E al centro una creatura, unattrice non anoressica che affronta questo disagio emotivo e lo porge al pubblico, attivando un mondo emotivo intimo, personale, per consegnare una storia che ha il coraggio di chiamare per nome il proprio dolore.
Sono stati scelti quattro giorni (22 e 30 giugno, 3 e 6 luglio) per un dibattito di approfondimento (al termine dello spettacolo) che coinvolge pubblico, psicanalista, autrice, regista.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.