Quando l'austero Eliot difese la "lesbica" Barnes

Una grande mostra che apre il 14 settembre a Londra rivela l'opera innovativa del gran poeta quando diresse la casa editrice inglese Faber&Faber: lettere e diari inediti testimoniano il suo ruolo di "guru" nei confronti degli autori più "rivoluzionari" della sua epoca

Quando l'austero Eliot 
difese la "lesbica" Barnes

Thomas Stearns Eliot (1888-1965), il grande poeta, drammaturgo e critico letterario statunitense naturalizzato inglese, non fu solo uno dei massimi autori del Novecento. Ma anche uno spirito capace di influenzare e «tutelare» larga parte della letteratura inglese della sua epoca. Non solo un autore già «classico» in vita, ma anche un intellettuale capace di difendere le nuove espressioni della letteratura, come la narrativa lesbica e proporsi come mentore dei giovani scrittori «arrabbiati». È ciò che rivela una nuova mostra sullo scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1948, destinata a «incrinare» la sua reputazione di massima austerità, di autore cupo e freddo. L'esposizione intitolata «In a Bloomsbury Square: T.S. Eliot the Publisher», che aprirà alla British Library di Londra il prossimo 14 settembre (fino al 14 dicembre), presenta per la prima volta molti documenti inediti sulla sua attività di direttore della storica casa editrice londinese Faber and Faber, della quale in questi giorni ricorrono gli 80 anni di attività, e per la quale Eliot pubblicò lavori di giovani artisti quali Ezra Pound, Wystan Hugh Auden, Stephen Spender.
Tra il ricco materiale proveniente dalla collezione della British Library, dagli archivi della casa editrice e da quelli degli eredi di Eliot - manoscritti originali, corrispondenze disegni, appunti, materiale audiovisivo - spiccano alcune lettere che rivelano come Eliot, ad esempio, rischiò l'ira delle autorità britanniche pur di stampare «Nightwood» di Djuna Barnes, uno dei primi romanzi ad affrontare esplicitamente la tematica lesbica. Nel 1936 Eliot sostenne che la pubblicazione del libro della Barnes era «l'ultima cosa grande da fare nel nostro tempo». Il romanzo «Nightwood» era stato scritto nel 1920 ma era stato rifiutato da vari editori perché considerato osceno, a causa della rappresentazione di un rapporto amoroso burrascoso tra le due protagoniste femminili. Eliot era un ammiratore dello stile di scrittura della Barnes e volle a tutti costi pubblicare il libro: così, per aggirare la rigida censura inglese, decise di cambiare un certo numero di riferimenti al sesso lesbico e alla religione, senza però alterarne la struttura narrativa.
La mostra presenta anche estratti dal diario inedito del poeta inglese Ted Hughes, tra i quali la pagina del 5 gennaio del 1965, dedicata alla notizia-shock della morte del poeta, dove si definisce Eliot il «Guru-in-chief», descrivendo l'autore della «Terra desolata» come «a father figure», «una figura paterna». Dalle lettere di Eliot a Hughes e altri giovani scrittori della sua generazione emerge come il Nobel fosse assai premuroso verso i nuovi talenti, sostenendoli con cura anche nelle più elementari esigenze economiche e quotidiane, preoccupandosi anche se avessero carta e inchiostro per scrivere.


Tra i "pezzi" in mostra più interessanti, tutti inediti, oltre alla lettera con la quale Eliot spinge Geoffrey Faber ad accellerare la pubblicazione di «Nightwood» di Djuna Barnes datata 15 aprile 1936, un della stessa Barnes a Eliot, il 20 agosto 1953, una lettera di W.H. Auden a Eliot del 17 dicembre 1940 e una di Virginia Woolf del settembre del 1922.

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