S’intitola “Scegliere i libri è un’arte. Collezionarli una follia” (sottotitolo: “Ritratti d’autore dei peggiori bibliofili d’Italia") ed è il nuovo libro di Luigi Mascheroni (Biblohaus, pagg. 176, euro 15; prefazione di Mario Baudino): da Giulio Andreotti a Cesare De Michelis, da Alfredo Castelli a Philippe Daverio, da Pablo Echaurren a Vittorio Sgarbi, da Marcello Dell’Utri a Giampiero Mughini, una galleria di ritratti di 25 accaniti bibliofili (famosi e non) fra storia dell’editoria, patologia e “libridine”, che raccontano la passione per i libri, il piacere della lettura, e i vizi del collezionismo. Dal più grande amatore di libri erotici all’infallibile cacciatore di libri proibiti, dal maggior collezionista di libri di fantascienza al monaco solitario che vive insieme a 50mila volumi…
Pubblichiamo qui un estratto del libro, il capitolo dedicato a Massimo Pini (scomparso il 5 agosto 2012, a Milano), grande collezionista di libri a tema erotico…
“La differenza tra erotismo e pornografia è la differenza tra il sesso celebrativo e quello masturbatorio”. È un insegnamento che Herbert Marcuse consegnò, nel 1955, al suo Eros e civiltà. Utile, in fondo, anche per provare una distinzione squisitamente bibliofila tra letteratura erotica e pubblicistica pornografica. Conservare gelosamente la prima, ignorare senza rimpianti la seconda. È quello che ha fatto Massimo Pini, 74 anni, friulano per nascita e milanese per scelta, sopracciglia brezneviane e gessato da boiardo di Stato, poi superconsulente nel mondo imprenditoriale-finanziario, già potentissimo vertice della Rai e dell’Iri, amico fraterno e braccio destro di Bettino Craxi (la sua fedeltà al leader fece dire di lui che era “il più craxiano dei socialisti craxiani”), fondatore, giovanissimo, della mitica casa editrice SugarCo, e - appunto - tra i massimi collezionisti italiani di letteratura erotica. “Nella mia vita ho amato due cose soprattutto. I libri e la politica”. Della politica, alla fine, si è stufato. I libri, invece, sono diventati una passione sempre più esclusiva. “Come editore avrò stampato oltre tremila titoli. Come lettore ne ho divo-rati migliaia e migliaia. E come collezionista non li ho mai contati: diverse stanze piene”. Di cui una straor-dinaria sezione dedicata soltanto ai testi lussuriosi e proibiti. L’Enfer di monsieur Pini.
Dotato di un istinto primordiale per il libro, a 19 anni e pochi soldi in tasca, Massimo Pini fonda una casa editrice insieme a un socio, l’amico Piero Sugar, che sarebbe diventato il marito di Caterina Caselli, figlio di Ladislao Sugar, inventore delle Messaggerie Musicali. Nacque la “Sugar”, dal 1972 rinominata “SugarCo”. “Era il 1956. Io e Piero facevamo l’Università, ed eravamo stati compagni di scuola al Liceo Berchet di Milano. Avevamo una grande curiosità per la letteratura, soprattutto straniera. Iniziammo subito le pubblicazioni con nomi importanti. Tra i primissimi Samuel Beckett, di cui Einaudi aveva in catalogo le opere teatrali: noi invece facemmo conoscere in Italia i suoi romanzi, una decina d’anni prima che vincesse il Nobel. Poi traducemmo Focus di Arthur Miller, dopo arrivarono Trotzkj, Charles Bukowski, Kolakovsky, Marshall McLuhan... Portammo in Italia le memorie di Henry Kissinger: Gli anni della Casa Bianca… Traducemmo per primi, nel 1967, Storia e coscienza di classe di György Lukàcs sul quale il Pci aveva posto un veto, lo considerava un ‘eretico’. Andai di persona a Budapest per convincerlo. A pranzo firmò lui stesso il contratto, mentre di solito nei paesi comunisti erano le agenzia di Stato a farlo… Se ci penso, furono anni davvero avventurosi. Pieni di follie e di battaglie”.
Folle e battagliera, irregolare e creativa, la piccola casa editrice SugarCo fu, all’epoca, una delle poche non-conformiste, che lavoravano fuori dall’influsso culturale del Pci. “E infatti non fu facile. Eravamo liberi di scegliere quello che volevamo pubblicare, ma non era semplice stare sul mercato, avere una buona stampa, poter contare su una distribuzione efficiente… Anche se, ad esempio, la collana tascabile - la famosa Tasco, di cui era responsabile Luigi Guidi Buffarini - andava benissimo. Stavamo in un ufficietto in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, poi ci trasferimmo in viale Tunisia. Andavamo avanti tra alti e bassi: i primi successi come Il maneggio di Pamela Moore, e poi i libri di Kerouac, e poi Il Pasto nudo di Burroughs, che in quegli anni nessuno voleva pubbli-care: lui passò anche qui, da casa mia…”. E poi anche Neruda, Ortega y Gasset, romanzi maledetti come Gilles del collaborazionista Drieu La Rochelle… E, soprattutto, in nome della fedeltà politica e ideolo-gica a Bettino Craxi, la storia del pensiero socialista italiano, a partire dall’opera omnia del segretario del Garofano, con un’intera collana dedicata a Ghino di Tacco, nom de plume del leader…
Ma anche, segno della passione futura, classici proibiti come i romanzi del Marchese de Sade, saggi sulla sessuofobia, o L’arte erotica dell’antica Cina di Kazuhiko Fukuda… “E le opere di Wilhelm Reich. Medico e psichiatra austriaco allievo di Freud, noto per aver scoperto la materia sessuale di massa: era morto nel 1957 e in Italia di lui si sapeva davvero poco. Io pubblicai praticamente tutto: alla fine degli anni Sessanta andai negli Stati Uniti, parlai con la Fondazione che ne curava l’opera, e acquistai i diritti di traduzione… Ogni libro, una storia”. La SugarCo, tra gli anni Sessanta e Settanta, pubblicò centinaia e centinaia di libri, con centinaia e centinaia di storie, fino a quando… “Fino a quando, nei rampanti anni Ottanta, accadde che l’editoria, da artigianale che era, si trasformò in industria. Divenne un business e per noi fu tutto più difficile”. Nel 1993 Pini e Sugar vendettero il pacchetto di maggioranza della casa editrice a Sergio Cigada, allora prorettore dell’Università Cattolica di Milano (scomparso nel 2010) e fratello di Oliviero, che divenne l’amministratore delegato della SugarCo.
Ma questa sì che è un’altra storia, e un’altra SugarCo. La storia della collezione di libri erotici, invece, inizia nella vecchia SugarCo. “Nel 1969 pubblicammo un libro - per me straordinario - in due grossi volumi, Arcana, dal sottotitolo molto curioso: ‘Il meraviglioso l’erotica il surreale il nero l’insolito nelle letterature, nelle arti figurative e plastiche, nel cinema e nei mass media di tutti i tempi e paesi’. Sotto la nostra direzione lavoravano molti studiosi, specialisti delle varie materie, e io, mentre selezionavo il materiale icono-grafico per quel libro, ricchissimo di immagini, iniziai a raccogliere i libri erotici e organizzare il nucleo di una collezione che poi è cresciuta negli anni”. Oggi nella biblioteca dell’Eros di Massimo Pini c’è una ricca serie di testi, dal Seicento al Novecento, di argomento erotico, per lo più in edizioni illustrare, con imma-gini esplicite, quindi non ‘galanti’, ma con allusioni e manifestazioni sessuali. Si tratta in sostanza di quei libri che costituivano i vari Enfer delle biblioteche: gli ‘inferni’ dove venivano chiusi sottochiave i libri proibiti, perché osceni, contro la morale o considerati porno-grafici. Circa 400 volumi preziosi antichi, soprattutto francesi e inglesi - pezzi acquistati alle aste o sui cataloghi dei librai antiquari - più qualche migliaia di testi moderni, reperiti (“seppure con fatica”) sul mercato normale: librerie, bancarelle, mercatini, fiere. “I titoli più preziosi? Diversi… Ad esempio un’edizione del 1797 della Justine del Marchese de Sade, in cinque piccoli volumi, con falso luogo di stampa in Olanda, per sfuggire alla censura. O un’edizione illustrata del 1826 delle Poesie erotiche in dialetto milanese di Carlo Porta, con disegni davvero osé... E poi molti Boccaccio, tra i quali uno stampato nel 1712 con delle meravigliose stampe di Romain De Hooge. O I ragionamenti dell’Aretino stampati nel 1660 in Cosmopoli, nome di una città di fantasia usato tra XVII e XVIII secolo come falso luogo di stampa per evitare che fosse rintracciata la tipografia che pubblicava i libri proibiti dalla legge”. E il suo libro più curioso? “Un’edizione datata 1749 del celebre L’Academie des dames, ou les Sept entretiens galants d’Alosia stampato a ‘Cythère: dans l’Imprimerie de la Volupté’ e con illustrazioni acquerellate a mano che riproducono i vari atti sessuali. Un esemplare - ecco la vera curiosità - che da una nota a mano ottocentesca sul frontespizio sembrerebbe appartenuta a Madame de Pompadour, la donna francese più potente del Settecento. Ma forse è solo un sogno”.
E il suo, di sogno? “Possedere alcuni pezzi, per me economicamente proibitivi, della famosa biblioteca di Gérard Nordmann, un riservato uomo d’affari sviz-zero che in quarant’anni di ricerche mise
insieme la più grande collezione di libri erotici del mondo. Dopo la sua morte, nel 1992, la vedova la mise all’asta in due vendite a Parigi curate da Christie’s. Tutto ciò che un uomo può immaginare di proibito… lì c’era”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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