Quando il regalo diventa una collezione

Quando il regalo diventa una collezione

Francesca Scapinelli

Anche i musei «vivono». I luoghi deputati a conservare e far conoscere al pubblico i tesori dell’arte e della cultura non sono infatti qualcosa di statico ma cambiano nel tempo, hanno uno sviluppo e una vitalità da cui dipende la loro capacità di attrarre visitatori. Ed è soprattutto grazie a due fattori, le acquisizioni di nuove opere e le donazioni da parte di privati, che una collezione può crescere.
Proprio agli «Acquisti e doni nei musei comunali» è dedicata la mostra inaugurata ieri ai Musei capitolini: fino al 19 marzo, nelle sale di Palazzo Caffarelli saranno esposte oltre 120 opere acquistate o ricevute in dono dai musei civici romani nel periodo 1997-2005. Si potranno ammirare disegni, fotografie, oggetti, dipinti, sculture di varia epoca, dall’antichità alla seconda metà del Novecento, comprati dal Comune attingendo alla parte di bilancio destinata alle acquisizioni di opere d'arte (un milione di euro annui circa, aumentabili in occasione di eventi particolari come il Giubileo) o regalati da moderni mecenati.
«Si tratta di una selezione compiuta a partire dalle diverse centinaia di pezzi che nell’ultimo decennio hanno ampliato le collezioni di istituti come la Pinacoteca capitolina, il Museo di Roma, il Museo napoleonico, il Museo di Roma in Trastevere - spiega Maria Elisa Tittoni, dei Musei d’arte medievale e moderna -. Oltre alle acquisizioni, frutto di un’attenta ricognizione del mercato dell’arte, sono importanti le donazioni, che indicano come i privati riconoscano nel museo il luogo d’elezione per una giusta valorizzazione e conservazione di un bene amato e posseduto». Si deve al lascito testamentario di Bianca de Feo, per esempio, un pregiato dipinto di Joshua Reynolds, artista che soggiornò a Roma: il Ritratto di miss Catherine Bishop (1757). Tra le opere di maggior pregio, vanno segnalati anche il Davide e Golia di Guillame Courtois; una nutrita serie di ritratti tra cui quello del duca Luigi Braschi, eseguito nella seconda metà del Settecento da Antonio Cavallucci; la testa di Hermes, copia marmorea della scultura di Policleto; del fiammingo André de Muynck, le copie della preziosa serie dei Sacramenti che Nicolas Poussin dipinse nella metà del Seicento, inclusa la Confessione di cui l’originale è andato distrutto in un incendio nel 1916. Oppure, per citare solo alcune delle nuove perle della Galleria comunale di arte moderna, ecco opere come il Comizio di Giulio Turcato («di valore inestimabile», osserva Giovanna Bonasegale, direttrice della Galleria), la Maschera del dolore di Adolf Wildt (in marmo), le creazioni di Giacinto Cerone e del futurista Virgilio Marchi. Inoltre, i balocchi d’epoca destinati a rendere ancora più vasta la collezione del Museo del giuoco e del giocattolo e, per il Museo napoleonico, donazioni quali gli abiti di corte di Camillo Borghese, il mantello di Luciano Bonaparte o le sei carte geografiche di Bacler d’Albe che documentano la prima campagna d’Italia.
Per la scultura spicca l’acquisizione dell’archivio Tenerani mentre per l’archivio fotografico vanno ricordate le acquisizioni di due tra le più importanti raccolte private romane di fotografia, quelle di Silvio Negro e Valerio Cianfarani.

Come sottolineano l’assessore alle Politiche culturali del Comune Gianni Borgna e il sovrintendente ai Beni culturali Eugenio La Rocca, si tratta della seconda tappa di una rassegna iniziata nel 1996, quando il Palazzo delle esposizioni mise in mostra gli «Acquisti e doni nei musei comunali» relativi agli anni 1986-19996.
Orario: dal martedì alla domenica ore 9-20. Biglietto dai 6 agli 8 euro. Per informazioni: 06-82059127.

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