In un impeto didattico Valentino Parlato sul Manifesto avverte di sentire il puzzo di Alemanno. E tutta la sinistra che ha perso le elezioni, unita con quella estinta dalle elezioni annuncia di voler scendere oggi in piazza contro lesercizio della democrazia, contro la libertà di voto, contro il popolo sovrano e le sue scelte. Quale brezza: par dudire le voci dei patrioti scesi dai monti per combattere il tedesco invasore. E che pena dover prendere atto della decadenza (dobbiamo supporre) anche mentale di un uomo fine come Valentino Parlato ridotto ad esprimersi come un miserabile cialtrone che usa la fisiognomica lombrosiana per aggredire il candidato sindaco di Roma di cui avverte il puzzo e di cui discute le sembianze fisiche.
Il fatto è che londata di insulti squadristi e forcaioli della stampa di sinistra che abbiamo letto ieri, in particolare sullUnità, sul Manifesto e su Europa dimostra quanta sconsideratezza e quanto rabbioso panico animi oggi quellarea funestata dalla sconfitta e dallira: una festa come quella del 25 Aprile che almeno nelle intenzioni e nelle speranze dovrebbe essere di tutti, condivisa da tutti, viene scippata brutalmente come cosa nostra e usata come una clava per dare addosso non soltanto a una parte politica avversa, ma più precisamente alla parte politica che, per aver vinto le elezioni con un distacco del dieci per cento, rappresenta la stragrande maggioranza degli italiani. Si tratta dunque di un atto di violenta arroganza verso la maggioranza degli elettori e di uno sfregio alla stessa democrazia ammannito con sufficienza proprio in nome della democrazia sempre secondo il principio secondo cui anche la democrazia, come la festa nazionale, per loro è cosa nostra, e da usare come una clava. Del resto, anche nel corso degli anni scorsi il 25 Aprile è stato trasformato in una giornata di odio, in una mascherata che, sotto le insegne del 25 aprile del 1945 quando lesercito degli Stati Uniti dAmerica insieme ad alcune armate britanniche e francesi liberarono lItalia spaccia tuttaltra merce.
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