Quando Siciliano era presidente della repubblica (delle Lettere)

Quando Siciliano era presidente della repubblica (delle Lettere)
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Per Moravia e Pasolini, il casale nei pressi di Todi acquistato per un milione di lire nel 1972 da Enzo Siciliano (1934-2006) era "allo sprofondo". Eppure è lì che aveva il suo quirinale "l'ultima repubblica delle lettere", per usare le parole di Flavio Santi, poeta e docente, e Lorenzo Pavolini, scrittore e traduttore (L'ora dei maestri perduti, Italo Svevo, pagg. 176, euro 16). Il presidente della repubblica, non c'è bisogno di dirlo, era lui, Siciliano, dalla fine degli anni Cinquanta una delle figure centrali della comunità di scrittori, poeti e registi dominante la cultura romana. Di origini calabresi, insegnante di Storia e Filosofia e poi funzionario RAI, nel 1963 aveva sposato Flaminia Petrucci, testimoni per lo sposo Attilio Bertolucci e Moravia, per la sposa Cesare Garboli e Vittorio Sermonti. Nel casale "allo sprofondo", a un'ora di macchina dalla capitale, Siciliano finirà per passare metà dell'anno, svolgendovi un ruolo di guida divenuto via via più essenziale, soprattutto quando la gestione della rivista Nuovi Argomenti, pepiniera di un numero inverosimile di autori, ricadde sulle sue spalle. Conosceva tutti: appena la copia di romanzo raggiungeva il casale, alzava la cornetta del telefono e chiamava l'autore. "Ho imparato più da quelle conversazioni di mezz'ora che da interi corsi universitari" osserva Flavio Santi. L'ora dei maestri perduti, galleria di ricordi evocati nel corso di un ritorno al casale di Todi, funziona anche come biografia. Si è fatta molta ironia, su Siciliano ("il portaborse di Moravia"), ma le pagine di Santi e Pavolini assieme al Meridiano curato da Raffaele Manica danno a Cesare quel che è di Cesare: fu lui nel 1956 a scoprire Pound, spingendo un indifferente Pasolini a mutare idea. Il volume evoca anche le incompatibilità con fenomeni che agli occhi di Siciliano non potevano che apparire come teppistici: l'iconoclastia del Gruppo 63 o la gag di Baricco che alla Fiera del libro di Torino si vantò di non avere mai letto Alvaro perché troppo impegnato a perfezionare il rovescio al tennis.

Oggi che le repubbliche delle lettere sono state soppiantate da oligarchie di variabile valore, il "fattore Siciliano" distingue ancora gli scrittori onesti dai molti vampiri che al lettore prendono più di quel che lasciano.

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