Nicchi e Braschi non ci vengano a parlare di «errori fisiologici» o di «statistiche confortanti». Nel turno infrasettimanale gli arbitri e ancora più gli assistenti hanno sbagliato l'inverosimile cancellando i buoni voti che si erano meritati nel passato week-end. E buon per loro che l'altro ieri sono rimaste in cartellone solo cinque partite: visto l'andazzo, figuriamoci cosa sarebbe successo a programma completo.
Disastrosa, in particolare, la prestazione del barlettano Damato che non ha avuto la forza interiore o l'autostima necessaria, fate voi, di resistere alle lusinghe del collaboratore Maggiani in occasione del rigore negato al Milan nella ghiacciaia di Roma. In quel momento, per la cronaca, la sfida con la Lazio era ferma sullo 0-0. E l'episodio in questione ha fatto da spartiacque al risultato. Il fischietto pugliese, dopo aver concesso il penalty ai rossoneri, è tornato sulla propria decisione per colpa dell'assistente che ha preso fischi per fiaschi, vale a dire la mano di El Shaarawi per quella di Dias. Se a questo aggiungete che Damato, di professione avvocato, ha lasciato correre una spinta di Radu a Ibrahimovic e un contatto, questo sì dubbio, fra Radu e Thiago Silva, vi renderete conto di come l'arbitro pugliese abbia vissuto una serata gelida in ogni senso. Un grande arbitro non si sarebbe mai fatto influenzare da chi, fra l'altro, era più lontano di lui dall'azione incriminata. Casarin e Agnolin non avrebbero mai cambiato opinione. Questa è la differenza. Ma da tempo i fischietti, che non sono cuor di leone e tengono famiglia, si rifanno al parere degli assistenti per limitare al massimo l'eccesso di responsabilità e i sensi di colpa. E gli assistenti finiscono per avere un ruolo decisivo, comandano più degli arbitri, la partita la fanno loro. In pochi secondi le immagini televisive o i giudici di porta avrebbero spazzato via qualsiasi dubbio. Ma Nicchi, sodale di Blatter, non vuole né le une né gli altri per timore di "disumanizzare" l'opera dei suoi uomini.
C'è anche da chiedersi perché alcuni assistenti non falliscono un colpo e altri cadono in errori gravissimi. Prendete Stefani: in Cagliari-Roma è stato perfetto in tre intricatissime situazioni, neanche avesse una personalissima moviola cui affidarsi. Invece il suo dirimpettaio Manganelli, sul punteggio di 1-1, ha cancellato una palla-gol dei sardi per un fuorigioco che proprio non c'era di Pinilla. Ma c'è di peggio. Al San Paolo Galloni, primo collaboratore di Banti in Napoli-Cesena, ha fatto annullare il gol di Pandev al 91' segnalando un fuorigioco inesistente di Maggio o dello stesso macedone in un'azione di facile valutazione. Ma come gli è passato per la capa? Furibondi gli uomini di Mazzarri. Per non parlare del suo collega Faverani che in avvio di gara aveva ravvisato un fuorigioco inesistente di Cavani pronto a giocarsela in solitudine con Antonioli. Ma signori miei, perché non rispettate l'indicazione della Fifa che vi invita a tenere la bandierina abbassata nei casi dubbi? Perché andate a cercare il pelo nell'uovo? Forse per sottolineare che ci siete, che esistete e che contate?
E ancora. Nella neve di San Siro un altro sbandieratore, Bianchi, non s'è accorto della posizione irregolare di Milito in occasione del terzo gol interista.
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