Quanto è di moda assistere alle lezioni di Storia e Filosofia

Quanto è di moda assistere alle lezioni di Storia e Filosofia

(...) C’è una Genova alla moda, in visone e brillanti (ma non necessariamente e non solo) che affolla le sale della Cultura e lo ha dimostrato in tutte le occasioni possibili durante gli incontri organizzati dalla Fondazione Garrone a Palazzo Ducale. Ingresso libero, vabbé. Ma non vuol dire.
La rassegna sulla filosofia ha registrato oltre 4mila spettatori complessivi, per i sette appuntamenti in programma, appena conclusi. E dire che non è che fossero proprio dello stile di Checco Zalone o di Fiorello i protagonisti sul palco. Parliamo di professori universitari che hanno sviscerato le questioni filosofiche dei nostri tempi, hanno parlato di Sessualità, magari anche come nell’ultimo incontro condotto da Nicla Vassallo, ma anche di Politica, Giustizia, Solidarietà, Bellezza, Vita e Potere. Niente a che spartire con l’ultimo film di Natale dei fratelli Vanzina.
Eppure.
Ora, finite le lezioni di filosofia i genovesi non restano orfani. Già lunedì scorso in ottocento hanno seguito il primo incontro della terza serie delle «Lezioni di Storia», organizzate dalla Feg su idea degli Editori Laterza.
Alessandro Barbero, docente di Storia Medievale nell’Università del Piemonte Orientale, ha spiegato «Chi sono i barbari?». Dopo l’introduzione di Laura Sicignano, regista e direttrice del Teatro Cargo, il professor Barbero si è lanciato nell’illustrazione del concetto più difficile da comprendere: i barbari sono sempre «gli altri», quelli diversi da noi.
Domani si replica. Alle nove di sera le luci del Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale si accenderanno per l’incontro sulle vestali, «Vergine Madre» con Andrea Carandini, secondo appuntamento delle Lezioni di Storia. Professore emerito di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’Università di Roma La Sapienza, Andrea Carandini metterà un altro tassello nel complesso puzzle che vuole ricostruire il percorso dell’umanità dall’identità dei barbari all’identità dei moderni. «Vesta e le vestali sono il simbolo dello Stato, di Roma, e di tutto il popolo, i Quiriti - dicono gli organizzatori per presentare la serata -. Rappresentano l’intera collettività perché ne incarnano tutti gli aspetti. Sono regali, perché vivono presso la casa del re e come lui sono precedute da littori con fasci. Sono garanti della difesa, perché come i Lari difendono mura e porte. Sono legate alla fecondità, perché Vesta è madre e vestali primitive hanno generato gli eroi fondatori del Lazio, e perché nel loro tempio si conservava un fallo sacro. Sono pure, perché sono vergini. Sono le uniche donne che per statuto non appartengono a nessun uomo, né al padre né al marito, e che per questo appartengono a tutti». Ma non solo. Le vestali sono donne, ma emancipate, perché come gli uomini possiedono piena capacità giuridica e possono perfino compiere un sacrificio. Sono le vergini madri dell’antichità, che però, diversamente dalla Madonna, anch’essa vergine e madre, vigilano sulla collettività e sui singoli in quanto cittadini. «Sono i pilastri dello Stato. Il fuoco di Vesta ha bruciato per 1150 anni, protetto dalle sue sacerdotesse. Poi si è spento e lo Stato si è disfatto». Segnate l’appuntamento per non mancare al Ducale, domani sera, dunque.


Il prossimo appuntamento della rassegna «Noi e gli Antichi» è previsto per lunedì 19 dicembre, sempre alle 21 a Palazzo Ducale, con Eva Cantarella sul tema «Uccidere il padre», i conflitti familiari e l’autoritarismo che caratterizza gli antichi «padri».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica