Paolo Scotti
da Roma
Non cè dubbio. Perfino in un manicomio dellesagerazione come il manicomio rock, che impazzisce a bearsi di aggettivi gigantisti, di superlativi fuorimisura, quella di ieri sarà ricordata come una gran serata. Grande - intendiamoci - non per le cifre megalomani che, come sempre, parlavano di folle bibliche in delirio (annunciate mezzo milione, in realtà molto meno) o di colossali curiosità organizzative (ottantamila bottigliette dacqua, venti tonnellate dimpianto luci eccetera). No: in occasioni simili la corsa è a chi la spara più grossa. Ma la grandezza di un concerto si misura dal clima che sa creare, dalla musica che sa offrire. E il Telecomcerto 2005, che ieri sera a Roma ha offerto (gratis) il più colorato dei baronetti inglesi davanti al più glorioso dei simboli dellantichità, ha trovato il clima proprio in questa clamorosa accoppiata. E la musica in classici senza tempo come Candle in the wind, Daniel, Your song, Crocodile rock, Sorry seems to be the hardest word introdotte da un inizio a tutto rock con Pinball Wizard. Inutile fare i difficili sulla qualità dellesecuzione, o semplicemente sulla possibilità di sentirla come si deve. Quel che contava era la festa. E limmagine che se ne dava. E festa e immagine ci sono state.
Tutto il resto è colore. Anchesso parte della festa, beninteso. Come non sorridere, ad esempio, davanti al bizzarro elenco della smanie divistiche di sir Elton? Il camerino che ha preteso «paludato di drappi color crema e di pannellature in cuoio autentico - come precisano i malcapitati dellospitalità - nonché colmo di fiori, tutti bianchi e divisi in specie e numero precisi: 36 rose in un vaso, 36 gardenie in un altro... Orchidee? No, per fortuna le odia». Come non ironizzare davanti alla lista «naturalisticamente» corretta di cibi e bevande nel frigo? «Ha voluto solo bibite light, con preferenza per succo di mela e the verde, nonché cibi quasi esclusivamente vegetariani». Come non allarmarsi davanti alla pretesa (stravagante perfino per un animalista) dun cagnolino formato zitella inglese? «Lha voluto di taglia piccola e razza pincher: gli serviva per lenire la nostalgia dei venticinque che ha lasciato a casa». Come non intenerirsi davanti ai trenta, quaranta disgraziati fan del baronetto, che già dalle undici del mattino e sotto un sole degno della Legione Straniera, stendevano su selciato dei Fori Imperiali asciugamani e ombrelloni tipo Ostia, in unattesa delirante quanto inutile, visto che laffollamento sè avuto solo alle 19? Come non pensare a un miraggio dei più scalmanati, sentendoli vantarsi daver intravisto il loro idolo solo tre ore prima, dietro il vetro oscurato duna limousine? (in realtà, fra tante cialtronate, questa pare vera: nel pomeriggio sir Elton aveva girato per Roma con auto senza autista; guidava il «fidanzato» David Furnish). Come non restar delusi dalla «mise» insolitamente sobria del divo, che puntualissimo sè palesato sul megapalco in frac nero e pantalone gessato (ma il tutto in taglia XXL, tipo clown) concedendosi solo il ghiribizzo duna cravattona dorata? E come non comprendere, infine, il sindaco di Roma Veltroni, che azzardava la cifra che tutti saspettavano, e che - certamente esagerata - sembrava però lunica sufficiente a qualificare come «grande» levento, di «cinquecento, forse seicentomila presenze»?
Tutto questo, dicevamo, è colore. Nulla ne passerà nella registrazione che Raidue trasmetterà il 12 in seconda serata, né nel dvd che forse commercializzerà la serata.
Quasi mezzo milione in delirio per Elton John «colossale»
Veltroni azzarda presenze più numerose. Dopo le consuete bizze, il baronetto inizia puntuale con «Pinball Wizzard». Poi i classici
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.