LItalia non ha niente da invidiare agli Stati Uniti per la ricerca scientifica. Almeno per quello che riguarda le staminali ottenibili dal liquido amniotico. Una settimana fa la notizia data dal ChildrenS Hospital and Harvard Medical School, sembrava una scoperta unica e lontana dalle nostre possibilità. Ora invece si viene sapere che non è così. Anche i nostri ricercatori ci sono arrivati, e non in un solo centro, ma in ben quattro sedi di ricerca. Precisamente all'Istituto Malattie Rare «Mauro Baschirotto di Costozza di Longare» in provincia di Vicenza, al laboratorio privato Toma Advanced Biomedical Assays di Busto Arsizio (Varese), all'azienda biotecnologica Biocell Center spa in provincia di Varese e alla Fondazione Policlinico di Milano. Tutti questi studi concordano su un fatto molto importante, che dovrebbe sembra mettere fine all'idea di ricavare cellule staminali dagli embrioni. E chiudere, pertanto, anche il capitolo del dibattito etico relativo. Il liquido amniotico pare abbia delle enormi potenzialità: sarebbe in grado di costituire una fonte inesauribile di cellule staminali con un vantaggio non da poco rispetto a quelle embrionali.
Contrariamente a quelle che derivano dall'embrione, non comportano rischi per il feto. La partita Italia-Usa, in questo caso, si chiude con un bel 4 a 1. Le nostre quattro strutture stanno lavorando a più studi. L'istituto Malattie Rare Mauro Baschirotto di Costozza di Longare si sta, infatti, dedicando a due ricerche. Una, che vede gli scienziati veneti effettuare la conversione delle cellule staminali indifferenziate ricavate dal liquido amniotico, durante l'esame di amniocentesi, in cellule adipose differenziate. Questa ricerca che dura da anni ed è stata finanziata dal ministero italiano dellUniversità e della Ricerca Scientifica, è stata pubblicata nell'ottobre scorso sulla rivista scientifica Stem Cells and Development.
La seconda ricerca della Fondazione Baschirotto dal 2005, cui stanno collaborando l'Università di Perugia e il Lions Club, iniziata nel 2005 riguarda l'utilizzo di staminali ricavate dal liquido amniotico per produre cellule Beta-pancreatiche insulino-secernenti, che dovranno essere impiegate per la terapia del Diabete Mellito di tipo 1. Una malattia, questa, provocata dalla distruzione delle cellule insulari che nel pancreas sono preposte a secernere insulina quando salgono i valori glicemici. Oltre alla Fondazione vicentina cè anche la fondazione milanese che è sulla buona strada per arrivare a una terapia cellulare utilizzando le staminali recuperate dal liquido amniotico: è quella Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena.
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