Quattro pantere rosa per dare l’assalto ai feudi rossi

REGIONALI Dopo la Polverini, anche in Emilia-Romagna, Umbria e Toscana a sfidare il Pd sarà una «governatrice»

Alle Regionali il Pdl cala un poker di donne: oltre a Renata Polverini nel Lazio, il centrodestra ha deciso di schierare Fiammetta Modena in Umbria e le onorevoli Anna Maria Bernini in Emilia-Romagna e il sindaco di Castiglion della Pescaia Monica Faenzi in Toscana, curiosamente tutte e tre avvocatesse e nate nel 1965. Quattro donne su 13 candidati. Come per la segretaria Ugl, la prima a «tracciare il solco» nel Lazio, sarà battaglia voto su voto. È presto per dire se sarà una mano vincente, anche se i presupposti per una vittoria senza precedenti nel Centro Italia ci sono tutti. In Umbria, ad esempio, il sorpasso del centrodestra è già avvenuto alle recenti elezioni Europee, con 267.228 voti contro i 213.818 ottenuti dall’opposizione. Il Pdl (35,78%) è già oggi la prima forza a Perugia, in provincia di Terni e a Foligno. Il -11% del Pd, sceso al 33,9%, è anche merito di Fiammetta Modena, capogruppo azzurra in Regione e del coordinatore umbro Lorenzo Rossi, sponsor e organizzatore della kermesse settembrina del Pdl a Gubbio. «Un traguardo eccezionale», disse la Modena all’indomani del voto: nata a Perugia, laureata in giurisprudenza, è uno dei più famosi avvocati di Perugia assieme alla sorella penalista Laura, con la quale ha preso le redini dello studio legale Modena creato dal padre Marzio, storico principe del foro umbro. Il suo obiettivo è «ridisegnare l’Umbria puntando su merito, opportunità e prospettive». La sfida in rosa con il presidente uscente Maria Rita Lorenzetti non la spaventa, anzi: «La sfida per l’Umbria è troppo entusiasmante per perdersi in piccinerie che non toccano i problemi veri della nostra regione», disse all’Udc Fabrizio Ronconi, che aveva criticato la scelta Pdl. I centristi, con i loro 26mila e rotti voti potrebbero essere ininfluenti o snobbare l’eventuale candidatura Udc di bandiera. «Loro sapranno scegliere», ha sentenziato la Modena.
Un’altra che non le manda certo a dire è la pasionaria Monica Faenzi, avvocato e sindaco di Castiglion della Pescaia e candidato governatore Pdl in Toscana. Ha una sorella gemella (Cristina), ed è una ex giocatrice di pallavolo con un trascorso nelle nazionali giovanili. La sua elezione il 13 maggio 2001 con il 52,12% dei consensi fu un vero e proprio terremoto politico: primo sindaco donna e di destra nella storia del paese toscano dopo una lunga sequela di governi «maschi» e rossi. Nel 2007 la Faenzi fece fischiare le orecchie dell’allora premier Romano Prodi. Il Professore aveva deciso di passare due settimane nella località turistica toscana. Al suo arrivo sperava forse di essere accolto tra petali di rose e tappeti rossi. E invece niente. «Quella che deve arrabbiarsi sono io - disse la Faenzi - l’ho saputo dai giornali. Prodi è un maleducato». Il portavoce di Prodi Silvio Sircana invocò il rispetto del cerimoniale, la Faenzi lo irrise con un paragone «reale»: «Il re di Spagna Juan Carlos era qui in vacanza per fare regate e mi ha invitato». Tiè.
L’ultima sua battaglia risale all’agosto scorso, quando squalificò i vogatori del rione Portaccia perché si erano presentati alla 55ª edizione del Palio remiero di Castiglione indossando canottiere rosse «antiBerlusconi». La sfuriata contro i «provocatori» fu talmente convincente che alla fine gli atleti furono costretti a scrivere una lettera di scuse al premier. Curiosamente la Faenzi è anche al centro di un curioso «braccio di ferro»: per la sua successione a sindaco sono in lizza l’ex marito, Massimo Emiliani, già primo cittadino di Castiglione, e l’attuale compagno, Giulio Ciabatti, assessore all’Urbanistica nella sua giunta.
La terza donna classe ’65 è l’avvocato Anna Maria Bernini, viceportavoce nazionale del Pdl e candidata governatore in Emilia-Romagna: figlia di Giorgio, ministro per il Commercio con l’estero nel primo governo Berlusconi, è alla prima legislatura. Civilista e amministrativista, specializzata in modelli extragiudiziali di composizione delle controversie e professore associato di Diritto pubblico comparato, è «famosa» per aver assistito la vedova di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani, nella spinosa vicenda dell’eredità del compianto maestro. La sua mediazione riuscì a non scontentare nessuno (almeno ufficialmente). Ecco perché non ha affatto voglia di gettare subito la spugna e di sentirsi sconfitta in partenza.

Al Giornale ha confessato di avere «sensazioni molto piacevoli» e di essere «assolutamente sicura di vincere in Emilia-Romagna anche senza intese con l’Udc». Se fosse una partita di poker, questo sarebbe un all-in.
felice.manti@ilgiornale.it

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