Quei due «campioni» di sport sulla neve e di fede in parrocchia

Una comunità cristiana. Due campioni. A partire da Paolo Marré Brunenghi, classe ’67. Campione nazionale di slalom gigante under 45. Segni particolari: «don». E la coppa bianca nella sacrestia di San Pietro di Quinto conferma: «Tredicesima festa sulla neve per Sacerdoti Sciatori. Slalom Gigante under 45. 1° classificato. Sestola 7-8 marzo 2012». È sulle piste dell'Appennino tosco-emiliano, dove si allenava Alberto Tomba, che don Paolo appassionato di sci, ottiene il miglior risultato. Ed esplode la festa. Sì, una festa che trasforma lo sci e dunque lo sport in un messaggio di amicizia e di fraternità. Lo dice a chiare lettere don Paolo, che dal 2009 affianca il parroco don Corrado Franzoia nella vita pastorale della chiesa in piazza San Paola Frassinetti a Quinto. «Una grande opportunità di fraternità tra preti - spiega don Paolo -. Dobbiamo iniziare a considerare il prete in quanto uomo, non dimenticandoci che Dio scelse di farsi pienamente uomo».
È da questa considerazione che inizia il racconto della sua avventura sulle piste da sci emiliane. «Un evento organizzato dal Centro sportivo Italiano che ha dato poi il via ad altre gare nelle varie discipline sciistiche e che ha permesso di costruire gioiosamente, qualcosa insieme. Un momento di confronto delle realtà parrocchiali seguite, dove il prete si riscopre fratello, e matura ancora più consapevolmente valori importanti da comunicare a giovani e meno giovani». Un concetto chiaro quello dello sport, assai ricorrente nel pensiero di don Paolo che lo sceglie come strumento educativo, ludico e formativo da trasmettere ai suoi ragazzi. «Stimola il confronto, lo scambio e il gioco con altre persone. Insegna a rapportarsi con gli altri a stare insieme. In parrocchia ci sono 440 bambini che fanno vita di comunità, suddivisi in corsi per la prima comunione, la cresima, l'Azione Cattolica dei Ragazzi e Scout. È importante che percepiscano l'attività sportiva, qualsiasi essa sia, come fonte di benessere fisico e psichico». Ritornando alla gara vinta, don Paolo non dimentica che su quelle piste c'è stato qualcuno che ha fatto ancora meglio di lui: «Secondo classificato assoluto nelle diverse gare disputate è stato don Nicolò Anselmi, nostro parrocchiano e responsabile dell'Ufficio Pastorale Giovanile della Cei. Insomma una bella soddisfazione per la nostra parrocchia».
Parrocchia che si definisce «una semplice comunità cristiana; e come tutte le piccole Chiese, siamo una minestra con tanti ingredienti diversi, ma che viene buona proprio per questa ragione», come precisa la prima pagina del sito della chiesa. Diverse sono le attività che animano la vita pastorale di San Pietro: liturgia, animazione, centro turistico giovanile, che un tempo negli anni ’70 faceva parte dell'Acr, un po' più maturo oggi, visto che sono cresciuti i giovani di allora. Il centro è difatti gestito oggi da parrocchiani adulti che organizzano giornate di fraternità in diverse località. Ci sono poi i gruppi sportivi che animano il campetto e il tetto della palestra; spazi gestiti gratuitamente da animatori che per età diverse fanno giocare i bambini a partire dalle 16 di ogni pomeriggio. C'è il giornale parrocchiale, i gruppi famiglia e il gruppo giovani coppie e i viaggi organizzati dal cardinale Angelo Bagnasco dei cresimati a Roma. E lo sci, passione grande di don Paolo e don Nicolò, si trasforma in fine settimana sulla neve. «Non potevano certo mancare - scherza don Paolo -. Quando possiamo, organizziamo con i ragazzi della parrocchia una tre giorni in montagna. Di solito lo facciamo subito dopo Natale. Hanno dai quindici anni in su e appartengono a realtà associative diverse. Relazionano tra loro, simpatizzano, si conoscono e vincono resistenze, aiutati non poco dall'attività sportiva». Un valore quello dello sport da trasmettere e trasformare in comunicazione e rispetto, praticato da sempre da don Paolo, che in ultima istanza spiega sorridente, che in realtà lui non è un «don». «Preciso che più che “don” sono un padre. I “don” sono preti diocesani. I “padri” sono invece coloro che appartengono a degli ordini e istituti missionari. Io sono missionario della Consolata.

Dopo avere subito la “condanna” di dover studiare per tredici anni - scherza ancora padre Paolo - dopo un master in missiologia e post master in ecclesiologia, sono partito per l'Etiopia dove sono rimasto per otto anni. C'è stata poi l'esperienza della Spagna e dell'Argentina e prima ancora l'Inghilterra e gli Stati Uniti».

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