Panchine in un giardino pubblico, testimoni immobili della vita che scorre ignara della solitudine metropolitana. Panchine come totem che portano addosso, incisi sul legno, i segni permanenti del passaggio di unemozione, lesplosione di una gioia, la resa di un amore. Felicità effimera e dolore acuto si alternano nel battito universale della vita, ed è proprio su questa scansione fisico-emozionale che la coreografa Francesca Selva ha dato corpo a Les bancs publics, balletto dispirazione neoclassica con robuste incursioni nella danza contemporanea segnalato al Festival di danza internazionale di Tirana e già rappresentato a Istanbul, New York, e al teatro dellOpera di Jerevan in Armenia. Le bancs publics ha debuttato ieri al teatro Sala Uno dove rimarrà in cartellone fino a domenica nellambito della rassegna Eventi 2007 curata da Shaharoo Kheradmand. Soggetto e regia dello spettacolo li firma Marcello Valassina, collaboratore della coreografa fondatrice nel 95, a Siena, della Compagnia Danza Francesca Selva. «Il progetto del balletto è nato ascoltando - racconta la danzatrice - la canzone di Brassens riarrangiata da Daniele Sepe, che parla di panchine in modo filosofico: contenitori di vita dove tutto passa e sinvola tranne i graffiti incisi da muti testimoni d'attesa». Le bancs publics nasce da questa riflessione: il sentimento può passare, ma il graffito resta. Così lo spettacolo diventa unistantanea esistenziale in cui le parole, e il significato delle cose scompaiono cedendo il passo alla memoria. Italiana di nascita e francese d'adozione, la Selva ha partecipato a diverse tournée internazionali lavorando a fianco di Sylvie Guillem, Rudolph Nureyev, Roland Petit, e Mikhail Baryshnikov. Ha prodotto spettacoli come Gran Gala, con la partecipazione di Sofiane Sylve, e attualmente alterna linsegnamento alle collaborazioni eccellenti (Colette Armand della Scuola Ballet di Marsiglia e Boris Nikisch).
Per Le bancs publics eclettico affresco di corpi che mettono in scena la gratuità delle sensazioni usando lespressione gestuale - momenti di puro lirismo alternati a lampi di profonda ironia -, Francesca ha scelto di restare dietro le quinte. «Perché non danzo? È difficile costruire coreografie per se stessi e io ho la fortuna di disporre di ottimi ballerini. Il mio sogno è danzare qualcosa di molto contemporaneo, magari con Sylvie Guillem».Quei graffiti contro la solitudine metropolitana
La compagnia di Francesca Selva propone un balletto ispirato alle canzoni di Brassens
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