Quei perdenti che pretendono di educarci

Rino Camilleri

E ti pareva che i perdenti del referendum non tirassero fuori il solito atout giacobino: il popolo non ci ha capiti. Già, il popolo è «maturo» e «colto» solo quando vota come dicono loro, altrimenti è «ignorante», «disinformato» e, viste le percentuali di astensione al Sud, pure «cafone». Hanno detto (o lasciato capire tra i denti) che il popolo non legge i giornali, che non c’è stato il tempo occorrente a spiegare una materia così complessa, che la «pesante interferenza» della Chiesa ha praticamente sedotto le masse fanatizzate dai preti (l’argomento risale alle invasioni napoleoniche e ancora campeggia nei sussidiari scolastici).
Ci si sono messi anche i sondaggisti ad «analizzare» il non-voto in tal senso. Eggià: il loro compito, a quanto pare, non è solo squadernare cifre ma anche sostituirsi ai sociologi e agli psicologi delle «masse». Il vecchio vizio giacobino di «educare» il popolo, per amore o per forza, è sempre vivo e combatte contro di noi.
Naturalmente non finirà qui, perché gli educatori del popolo giammai si rassegnano (la storia insegna), e già affilano le armi per «iniziative» e «disobbedienze» varie. Insomma, piaccia o no, il popolo deve fare quel che dicono loro. Per il suo bene, s’intende. Dopo un secolo e mezzo di democrazia liberale interrotta solo dal ventennio fascista, dopo altrettanto tempo di scuola di Stato obbligatoria, dopo sessant’anni di televisione e una decina di «non è mai troppo tardi», dopo una libertà di stampa ed espressione praticamente assoluta e, per giunta, a senso quasi unico, questo nostro popolo non è ancora «maturo». Specialmente quello meridionale.
Invece, guarda un po’, in Toscana ed Emilia-Romagna sono andati a votare quasi tutti: quelli sì che sono «maturi». Solo all’indomani della sconfitta qualche giornale ha osato timidamente riportare la notizia americana che negli Usa, patria delle multinazionali e dei trombati dalla new economy che speravano di rifarsi col biotech, certe «ricerche» vengono debitamente addomesticate, ricorrendo anche a falsificazioni, pur di ottenere finanziamenti. Così, va a ramengo tutta la «speranza» che, potendo lavorare sugli embrioni, le peggiori malattie sarebbero state senz’altro sconfitte.
Invece, l’esperienza ci dice che, nonostante tonnellate di denaro, azalee e telethon, il cancro e l’Aids sono sempre lì. Come la calvizie e il banale raffreddore. La verità è che questo nostro popolo-bue ha capito perfettamente, e spero che si ricorderà, alle elezioni, di quelli che gli hanno dato dell’«ignorante». Specie al Sud, che alle amministrative aveva premiato il centrosinistra (in questo caso era stato «illuminato» e «aperto»).
Questo nostro popolo ha perfettamente capito, visto che i media si sono premurati di andare a chiedere ad ogni confessione religiosa (anche alla massoneria) come la pensava sul referendum ma, chissà perché, le loro non sono state giudicate «interferenze».
Cominciamo ad essere stufi di queste infinitesime minoranze e della loro arroganza e prepotenza con cui si permettono di giudicare il popolo sovrano dal quale, peraltro, dipendono le loro poltrone, i loro stipendi e le loro vite che non hanno mai conosciuto lavoro.

Si inchinino anche loro alla volontà popolare e, per una volta, ammettano di aver difeso una causa assolutamente impopolare.

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